Senza_Cri: “La musica è un viaggio tra realtà e fantasia” – INTERVISTA

A tu per tu con Senza_Cri per parlare del suo nuovo Ep “Tokyo Nite”, disponibile dal 30 maggio. La nostra intervista alla cantautrice che abbiamo imparato a conoscere ad Amici 24
Dopo l’esperienza di Amici 24, Senza_Cri torna protagonista con il suo nuovo Ep “Tokyo Nite“, pubblicato per ADA Music Italy / Warner Music Italy. Un progetto intimo e potente che mette in luce la sua scrittura profonda e la sua voce raffinata, attraversando sonorità internazionali e brani carichi di significato.
Dalle atmosfere sospese di “Grande muraglia” alla visceralità di “Tutto l’odio” fino alla struggente intensità di “Harakiri”, Senza_Cri apre le porte del suo universo musicale e personale. In questa intervista ci racconta i retroscena di questo lavoro, la capacità di trasformare il dolore in bellezza e la lezione più grande che la musica le ha insegnato.
Senza_Cri presenta l’Ep “Tokyo Nite”, l’intervista
Per questo lavoro hai scritto sia i testi che le musiche: quali stati d’animo ti hanno accompagnato durante l’ispirazione?
«Dipende da canzone a canzone: ogni brano racconta un’emozione diversa, un momento diverso, un bagaglio diverso. E anche una persona diversa. Io mi rendo conto che sono tante cose, quindi traggo ispirazione da tutto ciò che sento, da tutto ciò che vivo, e in qualche modo cerco di plasmare anche con la fantasia e l’immaginazione, perché dove non arriva la realtà, cerco di arrivarci lo stesso».
Infatti, questo Ep gioca molto sul confine tra realtà e fantasia. Cosa rappresenta per te questo dualismo?
«Vengo da un’infanzia in cui ero una bambina che viveva tanto dentro la sua testa. Giocavo con i pupazzetti, gli restituivo un’anima, una vita, e quello ha sicuramente ispirato la mia fantasia. Passavo ore a guardare le nuvole: le studiavo, le imparavo. Ancora oggi, quando prendo l’aereo, guardo le nuvole e penso “io queste le conosco!”. La fantasia mi ha sempre dato il modo di non sentirmi nella totale solitudine, di trovare il mio spazio. La musica mi ha dato quello spazio. Oggi lo prendo e me lo costruisco, perché definisce la mia realtà».
Tra i brani in tracklist ci sono “Madrid”, “Tutto l’odio” e “Grande Muraglia”. Quale di questi rappresenta di più l’anima di questo progetto?
«Difficile dirlo! “Madrid” rappresenta l’anima dell’Ep perché è stata la prima canzone che ho portato ad Amici, è l’inno di come la gente mi ha conosciuto. “Tutto l’odio” è invece l’anima di tutto quello che di brusco ho dentro e che solo nella musica riesco a far emergere: è emotività pura, e le parole mi aiutano a gestirla. Poi c’è “Grande Muraglia” che rappresenta l’amore, ed è amore puro. Nella musica, e nella vita, l’amore è tutto».
“Harakiri” è invece il pezzo che mi ha molto colpito. Il testo è molto forte, soprattutto quando dici “Ho dato tutto di me”. Cosa ti ha ispirato a scrivere questo brano?
«Nasce dentro Amici, in un momento di grande frustrazione. Io vivo tanto il conflitto con me stessa. “Harakiri” nasce dalla voglia di dirmi basta, è un modo per dire: “fatti male se devi, ma trasformalo in qualcosa di buono”. Perché il male genera solo altro male, ed è una catena infinita. Bisogna trovare un modo per risalire. “Harakiri” è questo: ho pugnalato il mio cuore stanco, ma poi l’ho ricucito. Quello che sono va bene anche se non va bene a me».
Durante il tuo percorso ad Amici hai vissuto momenti intensi. Qual è l’immagine più bella che ti porti dentro e quale quella più difficile?
«La più bella è stata sicuramente quando ho ottenuto la maglia del serale, ma ne ho vissute tante di belle. Ho un ricordo di affetto verso tutte le persone che ho incontrato e verso la costruzione di me stessa. Il momento più difficile è stato quando stavo male fisicamente, perché lì dentro volevo dare tanto. E poi la fine: non perché sia stata negativa l’eliminazione in sé, ma perché ha rappresentato la chiusura di un cerchio. Non poter più entrare nella casetta. Lì ho lasciato un pezzo di cuore. Mi mancano tutti, davvero».
Quale cover ti ha dato più soddisfazione?
«Ce ne sono tante: “Sirene”, “Scusa se non ho gli occhi azzurri”, “Zombie”, “Fix You”… ma “E penso a te” è quella che ha cambiato il mio percorso. Io non sono una persona che alza la voce, ma lì ho scoperto che ce l’ho, una voce. E quel meraviglioso pezzo di Mogol-Battisti mi ha fatto tirarla fuori».
L’esperienza di Amici ti ha restituito maggiore consapevolezza?
«Sì, assolutamente. Non ero abituata a fare cover, perchè scrivo le mie canzoni. Ma lì ho imparato a interpretare i brani degli altri, a raccontare la mia storia anche attraverso parole non cucite da me. È un lavoro difficile ma ti dà tantissima consapevolezza. Amici è davvero una scuola: impari tanto, grazie ai vocal coach e a tutti i professionisti che ci lavorano».
Prima di chiudere, una curiosità: quale lezione ti ha lasciato la musica?
«La musica mi ha insegnato che non esiste un confine se non quello che ci imponiamo. Se ci confiniamo è perché abbiamo paura di darci. La musica ti costringe a superare i tuoi limiti. E poi la musica nasce in una cameretta, che è uno spazio confinato, ma da lì sogni il mondo. La musica mi ha insegnato che è tutto un senza. Non a caso, il mio nome è Senza_Cri!»