A tu per tu con il giovane cantautore toscano, in uscita con il suo album d’esordio intitolato “Macedonia“
A un anno e mezzo di distanza dalla nostra precedente chiacchierata, ritroviamo con piacere Francesco Sgrò, meglio noto semplicemente come Sgrò, in occasione dell’uscita del suo primo progetto discografico “Macedonia”, disponibile dallo scorso 19 novembre.
Ciao Francesco, bentrovato. Partiamo dal tuo album d’esordio “Macedonia“, come si è sviluppato il processo creativo di questo progetto?
«Tutto nasce nel 2017 quando con queste e molte altre canzoni mi presento da Andrea Ciacchini, produttore artistico al SAM Recording Studio di Lari. La mia idea era di lavorare a qualche canzone, darle una veste professionale e poi proporle a varie etichette. In corso d’opera, però, tutto è cambiato, anche perché Andrea quasi da subito individuò in queste canzoni una certa poetica, fatta di urgenza, di apatia, di dolcezza e di autoironia. Quindi il discorso non poteva restare a due o tre canzoni. Abbiamo perciò deciso di approfondire questi aspetti e alla fine è uscito un album».
Quali sensazioni e quali stati d’animo ti hanno accompagnato durante la fase di composizione delle tracce in scaletta?
«Vivevo un periodo di profonda trasformazione in cui sentivo l’esigenza di abbandonare tutta una serie di posture emotive che stavo vivendo e che erano diventate delle imposture. È stato un momento molto doloroso. Perciò molto fertile».
A livello musicale, che tipo di sonorità hai scelto di abbracciare? Ti sei ispirato a degli ascolti in particolare?
«Di sicuro io e Andrea cercavamo trasparenza tra me e chi mi avrebbe ascoltato. Quindi siamo partiti dalla musica che per prima, da adolescente, mi ha chiamato per nome. Cioè tutta una serie di dischi degli anni ’70 e ’80. Ne cito due giusto per farti capire il mood: Anima latina di Battisti e Patriots di Battiato. Abbiamo pescato lì dentro ma sempre con un occhio più contemporaneo, anche perché non volevo assolutamente mettermi gli occhi sulle spalle rivolti all’indietro, ma volevo stare dentro il mio presente. Perciò abbiamo speziato tutto con Frank Ocean, Radiohead, Glass Animals e altri».
Cosa ti piacerebbe riuscire a trasmettere a chi ascolterà questo tuo primo album?
«Che è un album fatto col cuore, con lo stomaco e con la testa».
Per concludere, quali elementi e quali caratteristiche ti rendono orgoglioso di “Macedonia”?
«Il mio rapporto con Andrea, ormai amico e compagno di avventura. E poi l’essere riuscito con queste canzoni a parlare con persone sconosciute e a ritrovare un dialogo con persone che non sentivo da tempo. “Macedonia” è una voce che continua a camminare in su e giù per quel ponte che va da me agli altri».
Nico Donvito
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