martedì 3 Dicembre 2024

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Shade: “Cerco di essere cool pur rimanendo me stesso” – VIDEOINTERVISTA

A tu per tu con il rapper torinese, alla vigilia della pubblicazione del suo nuovo album “Truman”

Ispirato, irriverente e fuori dagli schemi, questo è Vito Ventura, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Shade, artista completo che ha saputo destreggiarsi mostrando le proprie velleità attraverso la musica, la recitazione e il doppiaggio. Truman è il titolo del suo nuovo disco, in uscita venerdì 16 novembre, che mette insieme quelle che sono un po’ tutte le sfaccettature del rapper multiplatino, oltre che i vari stati d’animo dell’essere umano. Dopo il grande successo riscosso dalle hit Bene ma non benissimo”, “Irraggiungibile e Amore a prima Insta, come si suol dire non c’è tre senza quattro, infatti, ad accompagnare l’album è stato scelto il singolo “Figurati noi”, realizzato in duetto con Emma Muscat (qui la nostra recente intervista), un prezioso feat. al quale si aggiungono le altre collaborazioni con J-Ax, Nitro, Grido, Bouchra e Federica Carta. In occasione di questa prova di maturità, abbiamo incontrato per voi il talentuoso artista, con il quale abbiamo realizzato una piacevole videointervista.

Ciao Vito, partiamo naturalmente dal tuo nuovo album “Truman”, oltre all’ironia e all’irriverenza che da sempre ti contraddistinguono, cosa accomuna le canzoni presenti?

«C’è un piccolo fil rouge che è quello di raccontare una storia, in questo caso ho scelto di interpretarla con un ragazzo che potremmo definire un “super cazzone”, fondamentalmente uno stupido ma, allo stesso tempo, molto divertente perché incarna alla perfezione l’inconsapevolezza e l’ingenuità. Attraverso il suo racconto si susseguono le tracce, legate tra loro dalla solita e personale tecnica che mi contraddistingue, il mio obiettivo è quello di cercare di essere cool pur rimanendo me stesso, senza dover per forza sfoggiare un’opulenza che non mi appartiene». 

Quali sono le tematiche predominati e che tipo sonorità avete scelto per rappresentarle al meglio?

«Le tematiche sono varie, l’amore diciamo che è il tema trattato di più, sotto tutti i punti di vista: quello divertente di “Amore a prima Insta”, quello un po’ più romantico di “Figurati noi” e quello decisamente struggente di “Irraggiungibile”. Poi ci sono anche delle parti dove sfoggio le mie tecniche e mi autocelebro, come fanno tutti i rapper. Per quanto riguarda le sonorità, invece, sono varie ma coerenti, ma non per merito mio, rivolgo i complimenti ai miei produttori: Jaro, i Salento Guys, Jvli e Keezy. Grazie a loro ho spaziato dalla dance all’edm, dal rap più puro all’afro-trap, tutto tende ad essere ballabile o, comunque, ti fa muovere la testa molto più che nei miei precedenti dischi». 

“Figurati noi” è il tuo nuovo singolo in duetto con Emma Muscat, due mondi che si uniscono e danno vita a cosa esattamente?

«Spero a tante emozioni (sorride, ndr), perché mi sono emozionato riascoltando il pezzo e guardando il video. Emma è stata brava perché ha tirato fuori delle sfumature che quel pezzo non aveva nella mia versione solista, ci sono dei cori che mi fanno venire la pelle d’oca, anche se in tanti all’inizio l’accusavano di essere un robot, invece ti assicuro che è una ragazza dolcissima, molto sensibile ed empatica». 

Spesso i rapper si travestono da supereroi, non si conosce bene la loro identità, mentre il tuo vero nome è Vito Ventura, non Bruce Wayne o Peter Parker. Mostrarsi per ciò che si è veramente, oggi come oggi, può essere considerato un vantaggio o più un’arma a doppio taglio?

«Credo stia a te riuscire ad utilizzarla nel modo giusto, come diceva il mio amico Fred De Palma in una canzone: “nessuno comprerebbe il pupazzo di Peter Parker, vogliono tutti quello di Spiderman”, questo è un problema, perché se sei costretto a diventare qualcun altro per poter vendere la tua immagine, resterai imprigionato in quel costume per sempre e non è quello che voglio, già recito per lavoro con il doppiaggio (ride, ndr), impazzirei. Per molti posso sembrare uno sfigato solo perché non me ne frega di andare a sbocciare nel privè di una discoteca, preferisco restare a casa a guardare Netflix e a giocare alla Play. Con i miei amici facciamo cose normali, andiamo al bowling e giochiamo a calcio, ci divertiamo in questo modo, infatti, nelle mie canzoni non ho mai parlato di droga perché fa parte di quella cerchia di cose che non mi appartengono».

Diverse le collaborazioni presenti nell’album da Federica Carta a Emma Muscat, passando per J-Ax  Nitro, Grido e Bouchra, come ti sei trovato a lavorare con ognuno di loro? 

«Devo dire molto bene con tutti, ognuno ha la sua modalità di lavoro diversa, sono rimasto stupito da J-Ax perché è arrivato in studio con un’iPad, con la strofa già scritta, chiedendomi quale rima volessi cambiare. Per me era tutto perfetto e figuriamoci se andavo a modificare qualcosa di suo, lui per me è un mito, mi ha fatto impressione vedere un artista della sua caratura calarsi nelle mie sonorità e nel mio modo di cantare. Emma è stata mostruosa, veramente pazzesca, non diversamente anche Nitro, la sua incisione è stata one take, buona la prima». 

A proposito di feat, c’è molta curiosità attorno alla tua collaborazione con Cristina D’Avena, sulla quale aleggia il totale mistero, cosa puoi anticiparci a riguardo?

«Il pezzo con Cristina è fighissimo, mi piace un sacco com’è venuto, lei è proprio come te la immagini, una fatina, la Magica Emi, non so come dirti, è stato veramente emozionante. La canzone che abbiamo inciso insieme è “Doraemon”, come è stato già spoilerato, e Cristina mi ha detto che si tratta di uno dei suoi brani che piacciono di più dal vivo, spero davvero di poter riuscire a cantarlo in versione live con lei».

Per chiudere con ironia, citando una delle tracce del disco, il prossimo sarà il tuo an-no? Cosa ti aspetti dal 2019?

«Guarda, ho sempre odiato questi proclami, tutti dicono “quest’anno è il mio anno, quest’anno vi spacco”, ho voluto giocare proprio su questo. Spero di consolidare il pubblico che ho preso in questi ultimi due anni, perché poi è quello che conta, voglio cercare di fare questo percorso con il mio genere e mantenere il mio pubblico a prescindere dalle mode, proprio come hanno fatto artisti come J-Ax o Grido, che hanno saputo col tempo non tradire le aspettative dei propri affezionati». 

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.