A tu per tu con Sigarettewest per parlare del singolo “America Latina”. La nostra intervista al giovane cantautore
È fuori da venerdì 15 novembre, con Artist First, il nuovo singolo di Matteo Siffredi, in arte Sigarettewest, intitolato “America Latina”. Il brano segna il ritorno del cantautore classe 2001 con l’estetica vintage da gran “viveur” italiano e con le raffinate sonorità cantautorali anni ’70 ricche di contaminazioni R&B.
“America Latina” è la storia di un amore rimasto in sospeso, in un mare di nostalgia inafferrabile e lontanissima come il Sud America. Un suono caldo e maledetto che ci proietta nel mondo visivo e affascinante di Sigarettewest. Approfondiamo la sua conoscenza.
“America Latina” è il titolo del tuo nuovo singolo, puoi raccontarci com’è nato?
«La canzone nasce tra il mese di luglio e agosto, durante una sessione col mio produttore Antonio di Santo nel mio paese d’origine. Affidandoci alle nostre influenze dell’ultimo periodo abbiamo cercato di ricreare un sound evocativo che richiamasse la musica sudamericana tra il 60 e il 70. Partendo da chitarra e voce, poi suonando la maggior parte degli strumenti presenti nel pezzo».
Cosa rappresenta per te il sentimento di nostalgia che esplori tra le righe e le note del brano?
«Sicuramente qualcosa da cui partire per riportare in vita quel sentimento lontano che mi ha ispirato durante tutto il processo creativo. Il ricordo e la mutazione dello stesso in musica e parole».
Hai raccontato che la canzone è nata in Liguria, durante un pomeriggio al mare. Che tipo di lavoro c’è stato poi, riguardo la costruzione del sound, una volta in studio?
«Come dicevo prima, abbiamo cercato di evocare quel tipo di sound grezzo e allo stesso tempo elegante di quel tipo di musica. La canzone è stata interamente costruita durante la sessione estiva e successivamente lavorata da Antonio in solitaria per quanto riguarda aggiunte sonore, mix e master».
La tua musica è un mix di vari generi, quanto conta la sperimentazione in questa fase del tuo percorso?
«La sperimentazione è tutto, per capire in quale direzione è più giusto andare e per la consacrazione della propria arte. Ascoltare, percepire e avere più conoscenze musicali possibili è l’unico modo che ho per ridurre all’osso la mia musica».
Nel 2024 hai pubblicato altri singoli come “Rosso iberico” e “Vortice”. Qual è il tuo personale bilancio di questo ultimo anno?
«Un’anno di presa di conoscenza sulle mie personali abilità e su quello che devo ancora imparare. La costante ricerca di un suono che mi rappresenti mi ha portato a creare canzoni più adulte e consapevoli».
Tra quelli che si possono rivelare, ci sveli un sogno che hai nel cassetto per il futuro?
«Restare vivo».
Per concludere, qual è la lezione più importante che senti di aver appreso dalla musica fino ad oggi?
«La musica senza vita non è niente. È importante far parte del mondo per poi poter raccontare quello che si è visto. Usare la musica per questo è servirsi di un arte così bella, che va trattata con cura e coltivata ogni giorno. Questo è il mio modo di salvarmi da tutto il resto. Mi rendo conto che la risposta alla domanda 6 forse è un po’ cupa».
Nico Donvito
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