Simone Patrizi: “Il mio ritorno dal sapore dolce e deciso” – INTERVISTA

Simone Patrizi

A tu per tu con Simone Patrizi che si racconta in occasione dell’uscita del nuovo singolo “Prima che sia il silenzio”, disponibile dallo scorso 11 luglio. La nostra intervista al cantautore romano

Tempo di nuova musica per Simone Patrizi che, a partire da venerdì 11 luglio, ha reso disponibile il nuovo singolo “Prima che sia il silenzio”, un brano dai toni dolci e romantici, in cui l’artista descrive una tenera relazione d’amore.

La narrazione si snoda attorno a un legame fondato sulla fiducia reciproca e sul desiderio sincero di costruire qualcosa di vero; i protagonisti si mettono in gioco senza riserve, spinti dalla speranza che tutto possa andare per il meglio. 

Con questo nuovo singolo Simone Patrizi inaugura un nuovo capitolo della sua storia musicale e lancia all’ascoltatore un appello dolente e sincero, un invito a non lasciare che le emozioni svaniscano senza essere espresse.

Simone Patrizi racconta “Prima che sia il silenzio”, l’intervista

“Prima che sia il silenzio” è il titolo del tuo nuovo singolo: che sapore hanno per te questo pezzo e questo ritorno?

«Questo brano direi che ha un sapore dolce come la maggior parte delle ballate d’amore, mentre per quello che riguarda il mio ritorno, spero abbia un sapore deciso!».

Il testo racconta un amore autentico e fragile, che rischia di spegnersi con la mancanza di comunicabilità. Quali riflessioni hanno ispirato e favorito questa tematica?

«Questo brano in realtà non è riferito nettamente solo a raccontare un problema di comunicazione in amore. C’è un intento più ampio, ovvero spronare quella parte di noi stessi che a volte si perde a non mollare e a trovare la forza per reagire o “uscire dal vicolo”».

Tra le righe emerge il bisogno di parlarsi, di non lasciare che le parole non dette si trasformino in distanze. Quanto incidono, secondo te, l’epoca in cui viviamo e lo smodato uso dei social network in questa problematica?

«Sicuramente viviamo in un’epoca dove la comunicazione a cui ci stiamo abituando lascia molto a desiderare. Si tende a perdere molto l’uso della parola spontanea, oserei dire live, ovvero quel linguaggio tipico di un incontro dal vivo; le emozioni oggi sono espresse da delle emoticons… e probabilmente questo ci sta portando ad impoverire la capacità di saper trovare le parole che ci rappresentino meglio!».

Dal punto di vista musicale, che tipo di lavoro c’è stato dietro la ricerca del vestito sonoro da dare a questo brano?

«Il sarto di questo vestito sonoro è il grande Giuseppe Mendolera, ma fondamentale nel confezionamento di questa perla è stato senza dubbio il mix di Roberto Guarino».

Guardandoti indietro, pensando all’esperienza di Sanremo 2002, cosa pensi sia rimasto di quel Simone e cosa invece è cambiato?

«Di quel Simone sanremese sono rimasti sicuramente la passione e l’istinto di come ho vissuto la musica nella mia vita. Il Simone di adesso è più maturo non solo anagraficamente, ma anche lavorativamente; quindi direi che ho molto più chiaro quello che potrebbe essere il mio ruolo nel panorama musicale italiano e le emozioni che voglio suscitare in chi mi ascolta».

Hai ritrovato al tuo fianco Mariella Nava, con cui sempre nel 2002 realizzasti una splendida versione di “Scrivilo nei tuoi occhi”. Come si è evoluto il vostro rapporto nel tempo?

«Mariella Nava è sempre stata un grande punto di riferimento per me, sotto tanti punti di vista. In primis sotto quello umano, ma anche per il fatto che un’artista come lei possa credere così tanto in me, mi inorgoglisce da sempre e mi fa essere grato di questa presenza nella mia vita».

Possiamo affermare che “Prima che sia il silenzio” apre un nuovo capitolo nel tuo percorso? E cosa dobbiamo aspettarci d’ora in poi dalla tua musica?

«Beh sicuramente questo brano apre un nuovo capitolo per me e la mia musica sarà coerente con la persona che sono diventato».

Per concludere, qual è la lezione più importante che senti di aver appreso dalla musica, fino ad oggi?

«Per quanto mi riguarda posso solo dire che più cercavo di allontanarmi dalla musica, magari per tentare di dare spazio ad altro, più lei tornava a cercarmi attraverso “piccoli segni”!».

    Scritto da Nico Donvito
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