Slebo: “La nostra musica è incandescente, martellata e viva” – INTERVISTA

A tu per tu con la band post-punk degli Slebo per parlare dell’Ep “Power Fantasia Vol II”, fuori su tutte le piattaforme digitali per Nicotina Dischi / Ada Music
L’11 aprile è uscito in digitale “Power Fantasia Ii”, il nuovo EP della band post-punk Slebo. Il gruppo presenterà il progetto discografico il 25 aprile al Covo Club di Bologna. Ecco cosa ci hanno raccontato.
“Power Fantasia Vol II” è il lato B di un progetto nato a novembre. In cosa si differenzia dal primo volume, sia a livello sonoro che emotivo?
«È il lato più introspettivo e personale per tematiche e come vengono affrontate. I testi sono molto più centrali rispetto alla prima parte e la musica, in un certo senso, segue questo cambio di stile con armonie e beat più• dilatati. Potremmo dire che questo secondo volume sia più collocabile nella dimensione dell’ascolto rispetto a quella della ballabilità, dove senza dubbio ci sentiamo di collocare il Volume 1».
Avete dichiarato di aver cercato “sonorità più cupe e ambientazioni più introspettive”: come nasce questa virata musicale?
«In realtà, come anche la prima parte, è semplicemente una sfaccettatura della nostra natura artistica. Ci piace molto produrre musica potente e ballabile, come allo stesso tempo ci piace fare produzioni più “impegnate” dove serve un ascolto un po’ più attento. Personalmente non la reputo una virata, semplicemente l’altra faccia della medaglia di Slebo».
Le vostre sonorità uniscono post-punk, techno, grunge ed elettronica. Come convivono tutte queste anime nei vostri pezzi?
«Ultimamente capita molto spesso di essere accostati al Grunge. Se devo essere sincero, secondo me non è il centro del nostro sound, però amo quel periodo musicale e quindi lo integro con immenso piacere. In ogni caso credo che, al giorno d’oggi per fare qualcosa di originale bisogna lasciarsi contaminare e, per fortuna, a noi viene naturale questa cosa. Ascoltiamo e condividiamo tra noi musica di qualsiasi genere. Ci piace metterci in discussione e siamo stimolati dalla sperimentazione e dall’esplorazione di ambienti che potrebbero sembrare lontani o addirittura estranei al nostro background musicale. Capita spesso che iniziamo un progetto partendo da un beat o da sonorità che non c’entrano nulla con quelle prodotte fino a quel momento. A volte ci piace e viene fuori qualcosa di soddisfacente, altre volte non ci convince a pieno e lo cancelliamo dopo pochi giorni. Possiamo dire che ci fermiamo solo quando smettiamo di divertirci».
Usate strumenti “non convenzionali” per la scena punk – synth, pedaletti con le mani, modulari… Quanto è importante per voi la sperimentazione?
«È importantissima, soprattutto perché ci divertiamo molto. A volte ci capita di avere un suono ben definito in testa ma, a fine lavorazione è totalmente diverso dall’idea originale. Questo perché ci piace lasciarci sorprendere dal nostro stesso processo creativo e “giocare” con la nostra strumentazione. In Power Fantasia volume 2 è capitato, per esempio, in Fragile. Eravamo lì che lavoravamo il synth, con un’idea di suono ben chiara, poi ci siamo messi a giocare con i parametri del synth ed è venuto fuori un lead industrial, graffiante e, come piace dire a noi, “fastidioso al punto giusto”. Abbiamo subito pensato “perfetto così… che culo”».
Nei vostri testi si sentono echi cantautorali. Quali ascolti hanno ispirano e ispirato la vostra formazione?
«Slebo nasce dall’esigenza di fare un progetto di musica elettronica, cantata in italiano. Soprattutto all’inizio, l’ascolto di band come Kap Bambino, Crystal Castle ci ha ispirato molto».
A cosa si deve la scelta del vostro nome d’arte Slebo?
«Trovare il nome per un progetto musicale è una delle cose più difficili che esistano. Basti pensare che all’inizio stavamo quasi per chiamarci Le Bramme… una cosa spaventosa. Per fortuna abbiamo trovato un sinonimo oggettivamente più gradevole: Slebo. Il nome è un inglesismo della parola “Slab” lastra. E’ la lastra incandescente che esce dalla fornace prima di essere martellata per la lavorazione finale. Un immaginario molto vicino sia alla nostra città (Terni) sia alla nostra musica, martellante e potente».
Cosa significa oggi per voi essere una band post-punk in Italia?
«Significa fare la musica che ci piace. Ci basta questo!».
Per concludere, quali elementi e quali caratteristiche vi rendono orgogliosi di “Power Fantasia Vol II”?
«La cura dei suoni e il tour negli stadi che ci farà fare. San Siro sarà nostro».