Solchi, parliamo de “Il capo dei giocattoli” di Maurizio Lauzi

Il capo dei giocattoli Maurizio Lauzi

Il fascino del vinile, tra scoperte e riscoperte musicali: parliamo di “Il capo dei giocattoli” di Maurizio Lauzi. A cura di Marco Baroni

In un’era digitale, dove tutto è a portata di clic, il vinile resiste come un simbolo di autenticità, passione per la musica e rimane un oggetto prezioso, capace di raccontare storie attraverso i suoi solchi incisi.

In questa rubrica, Marco Baroni ci guiderà in un viaggio attraverso i solchi di vinili che hanno fatto la storia, esplorando non solo i classici intramontabili, ma anche le gemme nascoste ec he meritano un posto d’onore nelle collezioni degli appassionati.

Ogni settimana, esploreremo insieme dischi leggendari che hanno segnato la musica italiana, tra rarità dimenticate e indiscussi capolavori, riscoprendo il piacere di un ascolto autentico e senza tempo.“Solchi” è il luogo dove la musica torna a vibrare in tutta la sua purezza.

Il nostro viaggio prosegue con “Il capo dei giocattoli” di Maurizio Lauzi, pubblicato da Sony nel 1997.

Solchi, parliamo de “Il capo dei giocattoli” di Maurizio Lauzi

Figlio del geniale Bruno Lauzi, Maurizio è uno straordinario musicista che ha solcato il palco di Sanremo due volte consecutive, se la prima volta “Un po’ di tempo” lasciava delineare una raffinata canzone d’amore, la seconda “Il capo dei giocattoli” è una favola meravigliosa sul mondo dei bambini (già esplorato tanto dal papà Bruno), rimasta troppo nascosta.

Il disco è sempre lo stesso, ci fu solo una ristampa prima di vedere Maurizio scomparire dal mercato. Ma l’album è da ricordare, “Anima anonimo” raffigura l’incontro dell’amore, mentre “parte del blu” con quel sax da primato è splendida. Ci sono rimandi al virtuosismo, come in “Romantica jazz”.

I bellissimi” è la traccia più favolosa dell’album, su una musica contorta il testo si apre in una confidenza sincera… “le persone ci pensano solo, per non pensarci su”… sulla voce di Maurizio in un ritornello corale in tempi non sospetti su un “babe” ripetuto. “Stella di Roma” è un’altra canzone da incorniciare. 

Arrangiato magistralmente questo lavoro resta scolpito nella mia memoria come un grande disco, purtroppo che non ha incontrato il successo del grande pubblico. La storia dei figli d’arte rimane un problema che spesso era dischi meravigliosi come questo. L’ho riascoltato con grande piacere. Cercatelo!

Scritto da Marco Baroni
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