Solchi, parliamo de “La miseria” di Luca Romagnoli

Il fascino del vinile, tra scoperte e riscoperte musicali: parliamo de “La miseria” di Luca Romagnoli. A cura di Marco Baroni
In un’era digitale, dove tutto è a portata di clic, il vinile resiste come un simbolo di autenticità, passione per la musica e rimane un oggetto prezioso, capace di raccontare storie attraverso i suoi solchi incisi.
In questa rubrica, Marco Baroni ci guiderà in un viaggio attraverso i solchi di vinili che hanno fatto la storia, esplorando non solo i classici intramontabili, ma anche le gemme nascoste ec he meritano un posto d’onore nelle collezioni degli appassionati.
Ogni settimana, esploreremo insieme dischi leggendari che hanno segnato la musica italiana, tra rarità dimenticate e indiscussi capolavori, riscoprendo il piacere di un ascolto autentico e senza tempo.“Solchi” è il luogo dove la musica torna a vibrare in tutta la sua purezza.
Il nostro viaggio prosegue con “La miseria” di Luca Romagnoli, pubblicato da La Tempesta Dischi nel 2024.
Solchi, parliamo de “La miseria” di Luca Romagnoli
Il famoso e ultra acclamato “sottobosco musicale”, nasconde (a tratti) spiazzi di bellezza. Questo “La miseria” di Luca Romagnoli ne è un esempio, un’analisi del nostro tempo, “Perdersi” apre lo scenario con la chitarra prima delle atmosfere dark di “Angelo nero”, ma è “Un film su di noi” che mi ha steso, tra le sue immagini fortissime “un albero che si allunga per prendere il sole” che mostra la forza comunicativa di questo ragazzo.
I suoni si fanno leggermente più sintetici nel proseguire delle canzoni, senza mai sovrastare la voce. “Fatturare”, ci spinge la realtà davanti agli occhi “In quest’affare triste della felicità, amore scusami se sto fatturando”… glaciale e granitico… nella descrizione dell’italiano medio.
“Il nulla” arriva e si mangia tutto il buono, che annienta la genuinità, a colpi di offerte e promette …niente di buono. Il cataclisma che si abbatte sulle orecchie dell’ascoltatore è verità, e urge prepotente, seppur cantato con il sussurro. “Mi sono perso” su un fondo metallico è un breve meraviglioso discorso alla mamma.
“Sanguina” è noia, senza via d’uscita, solo l’anima che perde sangue attraverso qualche piccola emozione che accenna al positivo “A volte la tristezza è una benedizione”. “Bi emme vù” contiene una sola frase su una musica serrata tra cori stonati. Meravigliosa analisi della realtà. “Non è niente” chiude su una musica più pop, quasi solare direi, come a salutare prima di andarsene.
Questa è “La miseria”. Questo è Luca Romagnoli. Grandioso.