Solchi, parliamo de “Sulla riva del fiume” di Willie Peyote

Il fascino del vinile, tra scoperte e riscoperte musicali: parliamo di “Sulla riva del fiume” di Willie Peyote. A cura di Marco Baroni
In un’era digitale, dove tutto è a portata di clic, il vinile resiste come un simbolo di autenticità, passione per la musica e rimane un oggetto prezioso, capace di raccontare storie attraverso i suoi solchi incisi.
In questa rubrica, Marco Baroni ci guiderà in un viaggio attraverso i solchi di vinili che hanno fatto la storia, esplorando non solo i classici intramontabili, ma anche le gemme nascoste ec he meritano un posto d’onore nelle collezioni degli appassionati.
Ogni settimana, esploreremo insieme dischi leggendari che hanno segnato la musica italiana, tra rarità dimenticate e indiscussi capolavori, riscoprendo il piacere di un ascolto autentico e senza tempo. “Solchi” è il luogo dove la musica torna a vibrare in tutta la sua purezza.
Il nostro viaggio prosegue con “Sulla riva del fiume” di Willie Peyote, pubblicato da Universal nel 2025.
Solchi, parliamo de “Sulla riva del fiume” di Willie Peyote
Il nostro paese “di musichette” come in una citazione della sua “Mai dire mai (La locura)” inclusa in questo nuovo lavoro e presentato a Sanremo nel 2020, ha un bel da vantarsi nel vedere un artista così prolifico e produttivo. Willie Peyote, anno dopo anno, ha conquistato un ottimo seguito di pubblico, facendo tour su tour, e pubblicando dischi sinceri, mirati alla realtà e alla riflessione.
Sarcastico, diretto, feroce e pungente a colpi di rime, anche in questo album uscito dopo la sua ultima partecipazione a Sanremo 2025 con “Grazie ma no grazie”, da’ il meglio di sé. “Sulla riva del fiume” è uno spaccato perfetto del nostro tempo, fragile e tormentato, senza sconti, una visione sincera del nostro quotidiano, basti ascoltare “Giorgia nel Paese che si meraviglia”, dove l’artista si confronta con il premier romanzando perfettamente alcune verità scomodissime e conclamate, non la tocca piano e ci restituisce a piene mani l’urgenza con cui queste canzoni sono uscite dal cilindro della sua creatività.
“Sulla riva del fiume”, la canzone, splendida, è un’anamnesi del tempo che scorre tra le prese per i fondelli dell’italiano, ormai abbandonato ad un destino poco rassicurante, fatto di trash e zero cultura. “Buon auspicio” ci regala una rima…. A volte anch’io vorrei la disciplina, degli invasati che fanno ginnastica in vetrina, già alle sei di mattina prima di andare in ufficio, quanto costa il buon auspicio…. che basterebbe a descrivere qualche milione di persone.
Sia chiaro, le persone fanno quello che vogliono, ma è sacrosanto, interpretare le cose con il proprio occhio autocritico, o realistico, come Willie ci ha abituato a fare. Si parla anche delle difficoltà relazionali in “Piani” per arrivare al featuring con la splendida Ditonellapiaga in “Chissà”, racconto di un’altra relazione. Continuano le riflessioni sentimentali nell’accezione più spontanea di “Polvere”, brano sull’innamoramento e il suo essere sempre così incasinato, bellissima.
Si chiude con la potenza de “La legge di Murphy” ultima scarica rabbiosa di questo progetto, prima del remember alla pandemia con “Mai dire mai (La locura)” appunto. Complimenti, nel nostro paese di “musichette” abbiamo ancora speranze contenutistiche incise su disco.