Solchi, parliamo del disco “Dopo il ponte” di Giampiero Artegiani

Il fascino del vinile, tra scoperte e riscoperte musicali: parliamo di “Dopo il ponte” di Giampiero Artegiani. A cura di Marco Baroni
In un’era digitale, dove tutto è a portata di clic, il vinile resiste come un simbolo di autenticità, passione per la musica e rimane un oggetto prezioso, capace di raccontare storie attraverso i suoi solchi incisi.
In questa rubrica, Marco Baroni ci guiderà in un viaggio attraverso i solchi di vinili che hanno fatto la storia, esplorando non solo i classici intramontabili, ma anche le gemme nascoste ec he meritano un posto d’onore nelle collezioni degli appassionati.
Ogni settimana, esploreremo insieme dischi leggendari che hanno segnato la musica italiana, tra rarità dimenticate e indiscussi capolavori, riscoprendo il piacere di un ascolto autentico e senza tempo.“Solchi” è il luogo dove la musica torna a vibrare in tutta la sua purezza.
Il nostro viaggio prosegue con “Dopo il ponte” di Giampiero Artegiani, pubblicato da Polydor nel 1989.
Solchi, parliamo del disco “Dopo il ponte” di Giampiero Artegiani
Giampiero Artegiani pubblicò nel 1989 questo disco. Testi impegnati, storie vere, a partire dall’apertura con “Madre Aparecida Negra”, figura mitologica che rappresentava le violenze etniche dei popoli sudamericani.
L’impegno si alza con il brano “A Paula Cooper”, dove Artegiani porta in musica la nota storia della giovane americana che scosse l’opinione mondiale, per un fatto criminale commesso da minorenne e per la successiva condanna a morte, poi ritirata.
“Addio Kabul” è una preghiera, un militare che torna a casa dalla guerra descrivendo con malinconia figure, immagini e bambini con il fucile in mano. Si chiude il primo lato con “La fioraia di San Lorenzo” che fa innamorare i clienti con la sua figura innocente e sorridente.
Il lato b si apre su un giro di chitarra con “Basta un attimo”, brano sulla difficoltà di avere un equilibrio quando si soffre per amore, meraviglia assoluta, basta un attimo… per riaccendere una luce!
“Samuel” in un coro blues parla di un ragazzo fuggito dallo sfruttamento lavorativo e probabilmente morto e dimenticato, in questo brano si invoca la presenza di un Dio che ricorda le persone dopo la loro partenza.
“Dopo il ponte”, che da’ il titolo all’album, ci mostra la difficoltà di una scelta da affrontare, un eventuale cambio di vita per amore. “Pozzanghere di primavera” mostra i dubbi della prima volta, con la paura di essersi sprecati, l’immagine delle pozzanghere a primavera è meravigliosa, un metafora sulla sporcatura di un momento limpido e innovativo come la primavera.
Questo piccolo gioiello si chiude con “Eterno padre”, una riflessione verso l’alto tra dubbi e perplessità. Riascoltare per credere!