Solchi, parliamo del disco “La figlia del re” di Filippo Malatesta

Solchi - Filippo Malatesta La figlia del re

Il fascino del vinile, tra scoperte e riscoperte musicali: parliamo di “La figlia del re” di Filippo Malatesta. A cura di Marco Baroni

In un’era digitale, dove tutto è a portata di clic, il vinile resiste come un simbolo di autenticità, passione per la musica e rimane un oggetto prezioso, capace di raccontare storie attraverso i suoi solchi incisi.

In questa rubrica, Marco Baroni ci guiderà in un viaggio attraverso i solchi di vinili che hanno fatto la storia, esplorando non solo i classici intramontabili, ma anche le gemme nascoste ec he meritano un posto d’onore nelle collezioni degli appassionati.

Ogni settimana, esploreremo insieme dischi leggendari che hanno segnato la musica italiana, tra rarità dimenticate e indiscussi capolavori, riscoprendo il piacere di un ascolto autentico e senza tempo.“Solchi” è il luogo dove la musica torna a vibrare in tutta la sua purezza.

Il nostro viaggio prosegue con “La figlia del re” di Filippo Malatesta, pubblicato da Visa Record nel 1992.

Solchi, parliamo del disco “La figlia del re” di Filippo Malatesta

Nel 1992 un giovane ragazzo riminese dall’aspetto ribelle, dotato di una voce pazzesca e di un talento naturale nella scrittura di canzoni, uscì con questo primo disco dallo stampo rock, intriso di originalità e bellezza.

“La figlia del re” è un brano che parla di una conquista impervia e pericolosa, come quella di arrivare all’impossibile. Le doti canore di Filippo Malatesta si notano al primo ascolto di questa canzone.

Contento io” è un’ammissione di colpa diretta e piena di immagini e verità, fino a concludere che fin che va bene così non c’è scampo per nessuno (di noi) aggiungo.

Arriviamo alla storia di “Biagio”, uomo arrabbiato con il mondo che lavora sodo e i soldi non gli bastano mai, niente di più attuale, in attesa di un po’ di ossigeno, quello del fine settimana, tra i sogni che popolano la mente proprio quando nella praticità sono impossibili.

Denaro re” racconta di quanto i soldi possano essere pretesto di battaglia pur di averli, una mitizzazione del potere in senso lato, “Denaro re, su quello che hai il sole non tramonta mai”, splendida.

La cruna dell’ago” chiude il primo lato magistralmente …piuttosto che rinunciare a qualcosa per dividerlo con qualcuno e’ più plausibile che un cammello passi per la cruna dell’ago…

Il lato b parte con un arpeggio folk dentro al rock nell’amara storia di “Niente per niente” dove nessuno farebbe nulla per il piacere di aiutare qualcuno, in un mondo governato dalla sete di tutto.

La successiva ballad, è forse il brano più emotivo e sentito sulla solitudine, un canto disperato della propria desolazione, quando si rimane disarmati di fronte alle sconfitte, fino a non credere più a niente.

La triade che chiude questa opera prima parte con “Attimi”, fotografia dettagliata del tempo che scorre, che mantiene intatta la vera natura del pensiero e della personalità se si è puri, in un ritornello potentissimo.

Onde”, con poche frasi e un ritmo serrato alla ricerca di sponde che non si trovano ci porta all’ultima canzone “Nottetempo”, viaggio nell’insonnia che porta a cercare se stessi per tornare ad esserci, proprio come dice Filippo.

Come esordio avrebbe meritato molto di più dei risultati raccolti, anche perchè Filippo Malatesta ha continuato a pubblicare dischi splendidi. Ri-scopritelo!

Scritto da Marco Baroni
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