Solchi, parliamo dell’album “Liberatemi” di Biagio Antonacci

Il fascino del vinile, tra scoperte e riscoperte musicali: parliamo di “Liberatemi” di Biagio Antonacci. A cura di Marco Baroni
In un’era digitale, dove tutto è a portata di clic, il vinile resiste come un simbolo di autenticità, passione per la musica e rimane un oggetto prezioso, capace di raccontare storie attraverso i suoi solchi incisi.
In questa rubrica, Marco Baroni ci guiderà in un viaggio attraverso i solchi di vinili che hanno fatto la storia, esplorando non solo i classici intramontabili, ma anche le gemme nascoste ec he meritano un posto d’onore nelle collezioni degli appassionati.
Ogni settimana, esploreremo insieme dischi leggendari che hanno segnato la musica italiana, tra rarità dimenticate e indiscussi capolavori, riscoprendo il piacere di un ascolto autentico e senza tempo.“Solchi” è il luogo dove la musica torna a vibrare in tutta la sua purezza.
Il nostro viaggio prosegue con “Liberatemi” di Biagio Antonacci, pubblicato da Universal nel 1993.
Solchi, parliamo dell’album “Liberatemi” di Biagio Antonacci
Dopo due dischi iniziali, prodotti da Ron e Vince Tempera, quindi con un team d’eccelleza, senza troppo clamore in generale ma comunque contenenti alcune belle canzoni, Biagio Antonacci ottenne il primo grande successo con il terzo album “Liberatemi”.
Prodotto da Mauro Malavasi (già al fianco ti Dalla e Carboni per citarne due), questo disco segnò l’inizio di una serie sempre crescenti di canzoni di successo. Basato su un pop rock diretto e immediato, “Come siamo tanti al mondo” compresa di cori finali, riflette il caos giovanile. Si va subito a “Le donne sole”, ballad zuccherosa, che diventerà uno stile collaudato dell’artista, che ne conterà a decine di canzoni di questo tipo.
“Liberatemi” scarica ancora il rock, diventa popolarissima e regala a Biagio un successo con il gentil sesso senza precedenti. Si procede con “Prima di tutto”, altro momento intimo. Il brano aggiuntivo nella ristampa di cui parliamo del 1993, è “Non so più a chi credere”, dal Festival Sanremo, brano di denuncia sulla dispersione di ideali e smarrimento generale. “Io sono come te” rimarca l’uguaglianza smarrita tra gli individui.
C’è spazio ancora per “Alessandra” impegnata nelle difficoltà della vita e dell’amore, e “Assomigliami” (singolo) dedicata al figlio, che conquisterà prestissimo un posto prestigioso nel cuore delle fan, uno dei momenti oggettivamente più emozionanti. “Almeno non tradirmi tu”, il duetto con Eros Ramazzati, chiude l’album della consacrazione di Biagio Antonacci, senza rimanere però tra le cose migliori. E’ un disco che a suo modo solca l’inizio di un successo che non conoscerà momenti di grande stallo, con un amore infinito da parte del pubblico.