Solchi, parliamo dell’album “Oro, incenso e birra” di Zucchero

Il fascino del vinile, tra scoperte e riscoperte musicali: parliamo di “Oro, incenso e birra” di Zucchero. A cura di Marco Baroni
In un’era digitale, dove tutto è a portata di clic, il vinile resiste come un simbolo di autenticità, passione per la musica e rimane un oggetto prezioso, capace di raccontare storie attraverso i suoi solchi incisi.
In questa rubrica, Marco Baroni ci guiderà in un viaggio attraverso i solchi di vinili che hanno fatto la storia, esplorando non solo i classici intramontabili, ma anche le gemme nascoste ec he meritano un posto d’onore nelle collezioni degli appassionati.
Ogni settimana, esploreremo insieme dischi leggendari che hanno segnato la musica italiana, tra rarità dimenticate e indiscussi capolavori, riscoprendo il piacere di un ascolto autentico e senza tempo.“Solchi” è il luogo dove la musica torna a vibrare in tutta la sua purezza.
Il nostro viaggio prosegue con “Oro, incenso e birra” di Zucchero, pubblicato da Universal nel 1989.
Solchi, parliamo dell’album “Oro, incenso e birra” di Zucchero
Ci sono dischi che entrano nella storia grazie a qualcosa di più alto che il semplice talento di chi li compone o li registra. L’ho sempre pensata così, dischi benedetti. Penso sia il caso di “Oro, incenso e birra” di Zucchero Sugar Fornaciari. Non esiste un momento di appiattimento nelle 9 tracce complessive. Zucchero era già avanti nel 1989 quando i dischi superavano l’ora abbondantemente, a favore delle
belle canzoni immediate. L’inizio roboante di “Overdose d’amore”, la potenza di “Nice (Nietzsche) che dice” seguita subito da quel capolavoro che è “Il mare impetuoso al tramonto salì sulla luna e dietro una tendina di stelle” sono un tris d’assi mai visto prima; si calma il rock con “Madre dolcissima”, per proseguire con la furibonda “Diavolo in me” aperta da un organo tipicamente in stile messa americana, con tanto di voce del reverendo.
“Iruben me” è un altro momento di bellezza spietata, una carezza nella tempesta di questo capolavoro. “A Wonderful world” con Eric Clapton alla chitarra, e’ un grido contro l’ottimismo a tutti i costi, meravigliosa. Ci si avvicina alla chiusura con “Diamante” tra le hit del cantautore ormai cosmopolita, scritta assieme a Francesco De Gregori, una perla, per abbassare il sipario con uno strumentale, una chiusura pacata, “Libera l’amore”.
E temi sono l’amore il sesso e la desolazione, tutta emotività che centra l’ascoltatore ancora oggi a distanza di quasi quattro decadi. Disco che rimane negli annali della musica italiana, che poi diventa in questo caso la musica nel mondo. Grazie Sugar. Per sempre.