lunedì 2 Dicembre 2024

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Solchi, parliamo dell’omonimo album dei Verdena

Il fascino del vinile, tra scoperte e riscoperte musicali. A cura di Marco Baroni

In un’era digitale, dove tutto è a portata di clic, il vinile resiste come un simbolo di autenticità, passione per la musica e rimane un oggetto prezioso, capace di raccontare storie attraverso i suoi solchi incisi.

In questa rubrica, Marco Baroni ci guiderà in un viaggio attraverso i solchi di vinili che hanno fatto la storia, esplorando non solo i classici intramontabili, ma anche le gemme nascoste ec he meritano un posto d’onore nelle collezioni degli appassionati.

Ogni settimana, esploreremo insieme dischi leggendari che hanno segnato la musica italiana, tra rarità dimenticate e indiscussi capolavori, riscoprendo il piacere di un ascolto autentico e senza tempo. “Solchi” è il luogo dove la musica torna a vibrare in tutta la sua purezza.

Il nostro viaggio prosegue con “Verdena” dei Verdena, pubblicato da Universal nel 1999.

Solchi, parliamo dell’omonimo album dei Verdena

Neanche il tempo di far appassire l’estate, che a settembre 1999, arriva nei negozi il primo album dei Verdena, band bergamasca dal suono ruvido e dai testi complessi ed ermetici.

Il singolo “Valvonauta” conquista le classifiche e i primi posti dei passaggi video in televisione, quando MTV faceva vendere ancora copie fisiche, ancora lontani dalla crisi e in grado di imporre artisti di valore. Uso la parola “imporre” perché i Verdena non sono mai stati una band facile, e il loro successo ha reso Alberto e Luca Ferrari, (voce/chitarra) e (batteria), con Roberta Sammarelli (Basso) paladini del genere, incarnando la rabbia adolescente dei giovani di allora, a suon di distorsioni alla Sonic Youth e feedback shoegaze.

Tutto derivante da stimoli stranieri, incasellato in un mercato che si divideva nel mainstream ancora tra il pop da chart e il rock indipendente che aveva già dato buoni frutti con band in gran forma come Marlene Kuntz e Afterhours solo per citarne due tra le mie preferite.

Ma veniamo alle canzoni, “Ovunque” irrompe su un tappeto di chitarre distorte condito dalle urla di Alberto… “Ovunque sei, ci sei”. Poi l’iconica “Valvonauta” con quel “Sto bene se non torni mai!!!” che tanto nella vita almeno una volta abbiamo pensato tutti.

I bpm si abbassano con “Pixel”, anche se la rabbia è la stessa. Poi c’è “Vera”, autentica ballad dell’album, un infusione di tranquillità dopo la tempesta, tra le perle del disco. “Dentro Sharon” rialza le chitarre, per avviarci verso la conclusione con la strumentale riempitiva “Caramel Pop”, il super singolo “Viba”, iper trasmessa dalle radio anch’essa, ultimo sussulto di rabbia prima del quartetto composto da “Ultranoia” , “Zoe”, “Bambina in nero” e la finale “Eyeliner”, un eccesso di decadenza totale per un esordio rimasto negli anni come uno dei più rappresentativi del genere.

Spesso citati come la migliore rock band d’Italia, i Verdena hanno alzato ad ogni disco l’asticella della loro cifra stilistica.

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Marco Baroni

Marco Baroni nasce a Sassuolo (Mo) il 27 febbraio 1983. Fin dall'infanzia respira musica, prevalentemente influenzata dai vinili del padre, giornalista e appassionato di cantautori. Inizia la sua carriera nel 1999, nel 2007 partecipa al Festival di Sanremo tra le Nuove Proposte con il brano "L'immagine che ho di te". Vanta tre album in studio (l'ultimo "Luoghi comuni" pubblicato nel 2023) e diverse collaborazioni in veste di autore.