Solchi, parliamo di “Barbara e altri Carella” di Enzo Carella

Barbara Enzo Carella

Il fascino del vinile, tra scoperte e riscoperte musicali: parliamo di “Barbara e altri Carella” di Enzo Carella. A cura di Marco Baroni

In un’era digitale, dove tutto è a portata di clic, il vinile resiste come un simbolo di autenticità, passione per la musica e rimane un oggetto prezioso, capace di raccontare storie attraverso i suoi solchi incisi.

In questa rubrica, Marco Baroni ci guiderà in un viaggio attraverso i solchi di vinili che hanno fatto la storia, esplorando non solo i classici intramontabili, ma anche le gemme nascoste ec he meritano un posto d’onore nelle collezioni degli appassionati.

Ogni settimana, esploreremo insieme dischi leggendari che hanno segnato la musica italiana, tra rarità dimenticate e indiscussi capolavori, riscoprendo il piacere di un ascolto autentico e senza tempo.“Solchi” è il luogo dove la musica torna a vibrare in tutta la sua purezza.

Il nostro viaggio prosegue con “Barbara e altri Carella” di Enzo Carella, pubblicato da RCA nel 1979.

Solchi, parliamo di “Barbara e altri Carella” di Enzo Carella

Potremmo definire Enzo Carella come un autentico bocciolo non fiorito, oppure fiorito metà, sotto la pressione di arie più pesanti dal punto di vista pubblicitario e di investimento. Erano anni potenti per la musica. Chi lo sa.

Quando uscì questo disco nel 1979 stava per arrivare “Una giornata uggiosa” (1980) che oltre a segnare la fine del sodalizio tra Mogol-Battisti, aveva già in serbo il continuare della collaborazione tra Carella e Panella (che avrebbe lavorato proprio con Battisti).

Che siano stati i testi? Le liriche insidiose di canzoni come la perla “Malamore” o il botta e risposta ermetico di “Amara”? Ma “Barbara” partecipò anche a Sanremo… e non passò del tutto inosservata. Allora perché nessuno o quasi si ricorda di Enzo Carella? Un che di Battisti c’era sia nel timbro vocale che negli arrangiamenti, studiati e minimali, con quel piglio avanguardistico che sara’ poi abusato per tutti gli anni 80 da.

Molti se non tutti. Grande disco questo. Bello come il precedente “Vocazione” e sotto di qualche millimetro al successivo “Sfinge”. Se n’è andato lasciando un che di introspettivo che mi ha sempre affascinato. Avrà avuto un po’ di ammiratori, alcuni anche popolari ma come cantava in una traccia di questo disco “In fumo vanno i sentimenti dai tubi degli scappamenti”! Scopritelo, ascoltatelo, amatelo! 

Scritto da Marco Baroni
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