Solchi, parliamo di “È inutile parlare d’amore” di Paolo Benvegnù

Solchi - Paolo Benvegnù

Il fascino del vinile, tra scoperte e riscoperte musicali: parliamo di “È inutile parlare d’amore” di Paolo Benvegnù. A cura di Marco Baroni

In un’era digitale, dove tutto è a portata di clic, il vinile resiste come un simbolo di autenticità, passione per la musica e rimane un oggetto prezioso, capace di raccontare storie attraverso i suoi solchi incisi.

In questa rubrica, Marco Baroni ci guiderà in un viaggio attraverso i solchi di vinili che hanno fatto la storia, esplorando non solo i classici intramontabili, ma anche le gemme nascoste ec he meritano un posto d’onore nelle collezioni degli appassionati.

Ogni settimana, esploreremo insieme dischi leggendari che hanno segnato la musica italiana, tra rarità dimenticate e indiscussi capolavori, riscoprendo il piacere di un ascolto autentico e senza tempo. “Solchi” è il luogo dove la musica torna a vibrare in tutta la sua purezza.

Il nostro viaggio prosegue con È inutile parlare d’amore” di Paolo Benvegnù, pubblicato da Woodworm / Universal Music nel 2024.

Solchi, parliamo di “È inutile parlare d’amore” di Paolo Benvegnù

Questa recensione doveva essere pubblicata in dicembre, ma non era ancora pronta, è uno dei dischi che ho ascoltato di più nel 2024 e le parole “imposte” dal mio direttore Nico non sarebbero state sufficienti a contenere tutto.

Nel frattempo l’inaspettata dipartita di Paolo Benvegnù che cambia le carte in tavola definitivamente. Dal rock alternativo degli Scisma a metà anni novanta al percorso da cantautore raffinato. Quindi? È giusto che a parlare sia lui, con i testi di questo album splendido, trasudante di vita e poesia, come solo un fuoriclasse può e sa fare.

“Mi sono sempre domandato come fare per sbarcare il lunario” canta in “Canzoni brutte”, descrivendo il periodo odierno in modo impeccabile. C’è “L’oceano” assieme a Brunori Sas, e nella poetica “Libero”, una serie di richieste in lista parlando di un amore finito, splendida.

L’amore ovviamente al centro con “Il nostro amore indifferente”, con frasi del tipo “chiederò alle ginestre di venirti a parlare”… il fil rouge di tutta l’opera è uno spaccato quotidiano, senza retorica e di una bellezza sbalorditiva. “27/12” si impreziosisce in questa nuova veste con la voce di Neri Marcore’.

Menzione speciale per “Pescatori di perle”, tra archi sussurrati e un testo meraviglioso. Paolo Benvegnù stava raccogliendo un certo consenso dopo 30 anni di carriera, concerti e dischi. La Targa Tenco 2024 come miglior album in assoluto era stata inaspettata come un regalo dal suo autore, tanto che Benvegnu’ appariva sorpreso e intimidito nelle interviste come un bambino. 

La vita e’ un inganno e non c’è niente da capire… può avere una diversa interpretazione oggi che tu Paolo sei volato come un degno “Pescatore di perle”. Rimane la musica. Per fortuna direi. L’ultima traccia “Alla disobbedienza” cala il sipario con una sezione di archi cupa e struggente, come la tua partenza. Ciao Paolo. 

Scritto da Marco Baroni
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