Solchi, parliamo di “Impronte digitali” di Gatto Panceri

Il fascino del vinile, tra scoperte e riscoperte musicali: parliamo di “Impronte digitali” di Gatto Panceri. A cura di Marco Baroni
In un’era digitale, dove tutto è a portata di clic, il vinile resiste come un simbolo di autenticità, passione per la musica e rimane un oggetto prezioso, capace di raccontare storie attraverso i suoi solchi incisi.
In questa rubrica, Marco Baroni ci guiderà in un viaggio attraverso i solchi di vinili che hanno fatto la storia, esplorando non solo i classici intramontabili, ma anche le gemme nascoste ec he meritano un posto d’onore nelle collezioni degli appassionati.
Ogni settimana, esploreremo insieme dischi leggendari che hanno segnato la musica italiana, tra rarità dimenticate e indiscussi capolavori, riscoprendo il piacere di un ascolto autentico e senza tempo.“Solchi” è il luogo dove la musica torna a vibrare in tutta la sua purezza.
Il nostro viaggio prosegue con “Impronte digitali” di Gatto Panceri, pubblicato nel 1995.
Solchi, parliamo di “Impronte digitali” di Gatto Panceri
Gatto Panceri è un artista che di tanto in tanto torna dentro al lettore cd o sul piatto o nella piastra delle cassette nel mio studio. Oggi è la volta di “Impronte digitali”, splendida retrospettiva contenente 12 canzoni “cardine” della sua lunga carriera.
Non una sotto la soglia delle bellezza inaudita, dal racconto sociale e struggente di un brano come “L’amore va oltre”, alla freschezza di “C’è da fare” inizialmente portata al successo da Giorgia, dal sentimentalismo poetico di “Ti dirò che mi manchi” alla quotidianità di un elenco di cose meravigliose per descrivere “Abita in te”.
L’inedito che lanciò questo best “Io sto bene dove sto” racconta le fragilità di un uomo a contatto diretto con la vita, nella sicurezza dell’amore accanto a sé. Siamo a un passo dal mega successo del disco “Stellina” e dei suoi singoli che spopolarono in radio.
Mi torna in mente il 1995, l’estate e queste straordinarie canzoni, scritte, suonate, arrangiate e cantate da paura… ma soprattutto, scusate la rima, con cura.