Solchi, parliamo di “Orbit Orbit” di Caparezza

Orbit Orbit Caparezza

Il fascino del vinile, tra scoperte e riscoperte musicali: parliamo di “Orbit Orbit” di Caparezza. A cura di Marco Baroni

In un’era digitale, dove tutto è a portata di clic, il vinile resiste come un simbolo di autenticità, passione per la musica e rimane un oggetto prezioso, capace di raccontare storie attraverso i suoi solchi incisi.

In questa rubrica, Marco Baroni ci guiderà in un viaggio attraverso i solchi di vinili che hanno fatto la storia, esplorando non solo i classici intramontabili, ma anche le gemme nascoste ec he meritano un posto d’onore nelle collezioni degli appassionati.

Ogni settimana, esploreremo insieme dischi leggendari che hanno segnato la musica italiana, tra rarità dimenticate e indiscussi capolavori, riscoprendo il piacere di un ascolto autentico e senza tempo.“Solchi” è il luogo dove la musica torna a vibrare in tutta la sua purezza.

Il nostro viaggio prosegue con “Orbit Orbit” di Caparezza, pubblicato da BMG nel 2025.

Solchi, parliamo di “Orbit Orbit” di Caparezza

Signori, c’è poco da fare. Qui siamo avanti ancora troppi passi per reggere il contraccolpo della maggior parte dei dischi moderni italiani. Eppure Michele Salvemini, alias Caparezza, è un artista mainstream. Un’autentica e vera mosca bianca.

Questo “Orbit Orbit” parte da un fumetto, prima vera passione dell’artista, scritto interamente da lui e poi traslato in canzoni. Si fa fatica a parlare di canzoni in particolare, bisognerebbe leggere tutti i testi e trarne le proprie sensazioni, cosa che ho fatto.

Il cosmo dove Caparezza si muove è un mondo lontano, a noi sconosciuto ma tanto affascinante, il suo conscious rap è oltre ogni forma di retorica, in continua evoluzione. “Come la musica elettronica” ci parla del godersi la “vecchiaia” paragonata alla musica elettronica, con un messaggio positivo per le nuove leve musicali.

Ma un uomo senza curiosità è già un uomo morto, in “Curiosity” questa frase ci porta dentro le liriche più semplici di tutto il disco che di base rimane su un livello di complicatezza non indifferente. La quasi totale mancanza di hit è una scelta, per amare questo artista ripeto, bisogna fare una cosa ormai desueta, ascoltare, e molto attentamente.

Pathosfera” ci racconta come la bellezza possa essere ovattato con l’andare del tempo che va, splendida. Tra le penne più autorevoli di sempre, Caparezza dopo alcuni anni dal precedente “Exuvia” e il suo coming out in merito ai problemi avuti a causa dell’acufene, è tornato. E lo si sente, davvero bene. 

Scritto da Marco Baroni
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