giovedì 10 Ottobre 2024

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Stefano Prinzivalli ci racconta l’Electric Sound Village – INTERVISTA

A tu per tu per Stefano Prinzivalli, direttore artistico dell’Electric Sound Village, evento all’interno del cartellone di Cremona Musica, che si svolge dal 27 al 29 settembre

Electric Sound Village è la novità di quest’anno della Cremona Musica International Exhibitions, la manifestazione fieristica più importante per gli strumenti musicali d’alta qualità, in programma dal 27 al 29 settembre alle Fiere di Cremona. Di seguito la nostra intervista al direttore artistico Stefano Prinzivalli.

Quanto conta il territorio e il fatto che questa fiera si realizzi proprio in un luogo come Cremona?

«Gli obiettivi sono quelli di poter creare all’interno di un territorio un incontro tra liuterie diverse, tra generi musicali diversi e pubblici diversi, perché in questo modo si crea un circolo importante sia per la sostenibilità sia ovviamente per l’interesse e l’arricchimento che questo evento dovrebbe portare. Quindi questo crea attrattività ulteriore sia per il territorio in cui si fa questo evento e sia per i soggetti che vi partecipano. Il mio obiettivo è quello di far crescere e di valorizzare ulteriormente un territorio che ovviamente ha una vocazione per la costruzione degli strumenti di alta qualità, per l’attenzione al dettaglio, per i materiali utilizzati, per e le tecniche e le conoscenze nel poter proporre e promuovere la storia della liuteria. Ogni territorio ha una vocazione e delle caratteristiche principali; chi per il food, chi per aspetti di carattere manufatturiero o artistico, potremmo elencarne tantissimi altri. La vocazione del territorio di Cremona è quella della liuteria, ci sono sicuramente anche altre cose di questo territorio però quando si va in giro per l’Italia o per il mondo e si sente parlare di Cremona, l’abbinamento tra il nome “Stradivari” e Cremona è immediato. E’ importantissimo il territorio, la corrispondenza, il riuscire a valorizzare e a giustamente spingere su quella che è la natura e la vocazione di un territorio con le sue caratteristiche fondamentali. Un luogo come Cremona ha una particolare vocazione per un tipo di evento come questo».

Oggetti da collezione, ma anche pura avanguardia tecnologica, come valuti l’evoluzione della strumentazione musicale dalla metà dello scorso secolo ad oggi? Grazie all’avvento delle fonti energetiche moderne, naturalmente, c’è stata un’accelerata rispetto al passato…

«Tempo con l’avvento tecnologico e non è un caso che ehm proprio a partire dagli anni cinquanta ci sono ovviamente altre cose prima sperimentazione che sono state avviate da ricordiamo la la la padella di rickandbecker piuttosto che altri ehm diciamo eh ehm spinte verso un una novità eh però è ovvio con con la nascita degli anni cinquanta e con la produzione eh in modo eh sempre maggiore di strumenti di liuteria elettrica che venivano poi provati e mhm verificati dagli stessi musicisti ecco che questa cosa prosegue va avanti. Vi dico Conseguenza anche la commistione tra quelli che sono i legni quelle che sono le componenti elettroniche diventa importantissime. Componenti elettroniche all’interno della chitarra potenziometri, condensatori e pick up quindi questi avvolgimenti di questi fili con questi eh fondamentalmente dei magneti che causano Provocano eh quindi questa questa questo campo che che ti va a a interagire con le corde quando vibrano e il tutto viene trasmesso attraverso poi un cavo ad un altro apparecchio che è l’amplificatore composto anch’esso di materiale tecnologici e di un cono che emette questo suono il suo man mano che poi diventa col tempo distorto quasi per caso perché un amplificatore o degli amplificatori eh si rompevano o erano rotti ma ne veniva fuori qualcosa di interessante e da lì un altro sperimentazione. Ovviamente la tecnologia dà da allora ad oggi a eh aumebtata tantissimo basta solo pensare anche all’aspetto della digitalizzazione adesso del suono e tutte le variabili che vengono comunque eh utilizzate che entrano in campo quindi con tutto quello che è oggi la tecnologia in ambito musicale e sonora e sicuramente eh una cosa importante e e importante raccontarla perché non è una cosa completamente opposta o diversa da quello che è ciò che è partito secoli fa. Si tratta sempre di incontri tra saperi e tecnologie del momento dell’epoca Commisurate alla all’era in cui ci troviamo in cui ci trovavano. E quindi eh riprendere un discorso e riprendere una cosa che è iniziata secoli fa. Ad oggi. Eh la commistione tra strumentazione e musica e sonorità che ne viene fuori. Quindi come come vedete è un ehm ma è importante riprendere quel discorso e non fermarsi diciamo eh a a quello che ovviamente è un tesoro importante eh per questo territorio e nessuno lo toglierà mai né siha minimamente intenzione di svilirlo anzi di portarlo ancora Di più all’attenzione di un pubblico che diventa maggiore e di un’attenzione che diventa ancora più ehm collegata alla contemporaneità perché tutto proviene da lì».

In un’intervista Renato Zero mi disse: «Adesso non ci sono più le cantine e i piccoli club, tutto ormai è svanito, è rimasta una discografia molto fragile, molto inconsistente. Questo porta ad accontentarsi del poco che si può racimolare con un loop e una serie di plug-in. Da parte nostra, bisogna che ci sia il desiderio di chiamare gli amici musicisti, convincere i giovani a coltivare lo studio di uno strumento, perchè la musica va fatta insieme. La difesa della nostra professionalità dipende da quanti siamo a fare la musica, perché la solitudine di fronte ad un Pro Tools è comunque solitudine» … dimostrandosi allarmato dell’avvento tecnologico e della mancata voglia dei ragazzi di avvicinarsi all’apprendimento di uno strumento. Qual è il tuo pensiero a riguardo?

«Sono d’accordo, ci sono grandi differenze rispetto a soltanto a quindici anni fa. È ovvio che prendere in mano uno strumento è un impegno e il poter giocare un videogioco lo è meno e così come tutto il resto che ne consegue. Quando c’è un impegno maggiore questo presuppone una maggiore fatica ed essa oggi spesso viene bypassata perché ci sono degli strumenti che consentono più facilmente di arrivare a un obiettivo. La stessa cosa può essere considerata per fare musica, anche soltanto attraverso apparecchiature tecnologiche come emettitori di suoni piuttosto che tutta una serie di altre cose. Io credo sia importante trasmettere e raccontare con passione ed entusiasmo ciò che ‘sta dietro a questa musica. La musica rock che io definisco la musica intergenerazionale, che è composta da tantissimi generi e sfumature, parte dagli anni cinquanta fino ad oggi. Raccontarla, spiegare cosa c’è dietro e cosa significa anche semplicemente la fisicità di uno strumento, le vibrazioni che questo ti trasmette, il rapporto che poi tu crei con lo strumento e con la sua fisicità è affascinante ma bisogna saperlo raccontare e trasmettere. Tutto questo accresce o può accrescere l’interesse anche di questi giovani. Npossiamo pretendere che con la tecnologia e gli strumenti con cui loro sono nati debbano occuparsi da soli della loro formazione. Hanno molte più distrazioni e facilitazioni nel non approfondire. Quindi dobbiamo essere noi oggi secondo me a ad attuare una maggiore e più approfondita formazione delle nuove generazioni. La tecnologia di oggi è qualcosa di che può essere positiva, è uno strumento anch’essa e come tutti gli strumenti possono essere buoni o cattivi, è l’utilizzo che se ne fa che va a determinarne il fine». 

Per concludere, tornando al Electric Sound Village, ai suoi contenuti e ai suoi approfondimenti, quali sono gli elementi di cui sei più orgoglioso e quali gli appuntamenti che consigli non perdere? 

«Ciò che mi gratifica di più nel format di questo evento è riuscire a creare delle contaminazioni e dei dialoghi tra metodologie costruttive diverse, generi musicali diversi e pubblici diversi. Tante volte lavorando al Museo del violino di Cremona, incontro persone interessate alla liuteria classica. Parlando con loro emerge però che hanno tanto interesse e punti di connessione anche con la liuteria elettrica. Viceversa amici o musicisti abituati a trattare e parlare di liuteria elettrica che quando arrivano all’uso del violino scoprono di esserne affascinati rimanendo colpiti dalle striature del legno o dai segni dell’usura sulla cassa armonica. Insomma mettere insieme questi elementi e riuscire a creare delle contaminazioni all’interno di questo format è quello che secondo me può fare la differenza ed è quello che può renderlo un format che vada al di là di una mera fiera espositiva  ma dove si respiri la storia e dove si esca arricchiti oltre ad effettuare una scelta commerciale. Gli appuntamenti che vi consiglio di non perdere sono fondamentalmente tutti (ride), perché dal punto di vista espositivo ci sono tantissimi espositori diversi tra loro e sicuramente anche le esibizioni sono molto interessanti così come gli incontri o gli approfondimenti diversificati. Se penso ad un’esibizione che mi incuriosisce particolarmente, è il dialogo che ci sarà tra la chitarra elettrica di Giuseppe Scarpato, il chitarrista di Edoardo Bennato, Lena Yokoyama e Alessandro Copia rispettivamente al violino e violoncello». 

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.