Storie di Musica, “Amico fragile”: il pugno di De André alla borghesia
Viaggi tra note e curiosità, alla scoperta dei protagonisti e delle opere della scena musicale nazionale e non solo. A cura di Caravaggio
Benvenuti a “Storie di musica“, una rubrica ideata e realizzata del cantautore Caravaggio, dove ogni settimana ci immergeremo nelle pieghe più affascinanti della scena musicale, italiana e internazionale. Oggi parliamo di “Amico fragile” di Fabrizio De Andrè.
Aneddoti sorprendenti, retroscena inediti e curiosità sui grandi protagonisti vi accompagneranno in un viaggio tra le note di opere immortali e le parole degli artisti che hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell’arte canora.
Preparatevi a scoprire la musica da un punto di vista nuovo, svelando storie che pochi conoscono, ma che meritano di essere raccontate e scoperte.
“Amico fragile”: il pugno di De André alla borghesia
Ti sei mai sentito come se…la tua realtà ti andasse stretta? Fabrizio De André torna a casa una notte del 1974. Viene da una di quelle serate mondane che odia: ville sulla costa, champagne, conversazioni vuote. Si chiude nella rimessa, ubriaco e furioso. Prende la chitarra e inizia a suonare un arpeggio ossessivo, alla Leonard Cohen.
Vuole dare voce alla profonda repulsione che prova nei confronti dell’alta borghesia. Lo fa da vero crooner, con la voce che avvolge come un guanto ogni nota. Nasce “Amico fragile”. Una coltellata all’ipocrisia di quel mondo che disprezza ma che frequenta. Una confessione notturna in cui ammette la propria dolorosa contraddizione.
Dirà: “Le canzoni che scrivo sono mie solo parzialmente. Ma Amico fragile è forse la più importante. Quella che più mi appartiene” Da quella notte, la canterà sempre. In ogni concerto, in ogni serata dal vivo. Anche quel 18 marzo 1979, sul palco con la PFM, dove “Amico fragile” esplode in un assolo magico. Questo brano è una presa di coscienza: siamo tutti intrappolati in qualcosa che ci va stretto.