Storie di Musica: Concerto del Primo Maggio, un palco che si fa rivoluzione

Viaggi tra note e curiosità, alla scoperta dei protagonisti e delle opere della scena musicale nazionale e non solo. A cura di Caravaggio
Benvenuti a “Storie di musica“, una rubrica ideata e realizzata del cantautore Caravaggio, dove ogni settimana ci immergeremo nelle pieghe più affascinanti della scena musicale, italiana e internazionale.
Aneddoti sorprendenti, retroscena inediti e curiosità sui grandi protagonisti vi accompagneranno in un viaggio tra le note di opere immortali e le parole degli artisti che hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell’arte canora.
Preparatevi a scoprire la musica da un punto di vista nuovo, svelando storie che pochi conoscono, ma che meritano di essere raccontate e scoperte.
Storie di Musica: Concerto del Primo Maggio, un palco che si fa rivoluzione
Ogni Primo Maggio, Piazza San Giovanni a Roma diventa il palcoscenico più importante d’Italia.
È il Concertone. È la musica che racconta chi eravamo… e chi siamo.
Nasce nel 1990, su iniziativa dei sindacati CGIL, CISL e UIL, per portare i temi del lavoro dentro le canzoni. Ma diventa subito qualcosa di più: un rito laico, dove la musica incontra l’impegno civile.
Negli anni, su quel palco salgono giganti italiani come Ligabue, Litfiba, Negrita. E artisti internazionali come Lou Reed, Radiohead, Patti Smith, Nick Cave, Skin.
Ma il cuore pulsante della kermesse sono sempre stati gli indipendenti: Afterhours, Marlene Kuntz, Bandabardò, Almamegretta, La Crus. Band che hanno acceso la piazza con parole vere, sudore e poesia.
Lo zenit arriva nel 2009: Vasco Rossi, alla sua seconda e ultima apparizione al Concertone, si esibisce davanti a oltre 800.000 persone. Un live set essenziale: dieci canzoni per scrivere la storia.
Una marea umana. Una generazione che canta “Un senso”. È forse il punto più alto nella storia del Concertone.
Poi, qualcosa si incrina. I grandi nomi si fanno rari, la politica si allontana. Il Concerto del Primo Maggio perde la sua voce più forte: quella della rabbia. Ma la storia va avanti.
Negli ultimi anni, grazie al lavoro di Massimo Bonelli e della sua iCompany, il Concertone si rinnova: regia moderna, nuovi sound, contaminazioni, visione.