Storie di Musica, il grido silenzioso di Layne Staley

Viaggi tra note e curiosità, alla scoperta dei protagonisti e delle opere della scena musicale nazionale e non solo. A cura di Caravaggio
Benvenuti a “Storie di musica“, una rubrica ideata e realizzata del cantautore Caravaggio, dove ogni settimana ci immergeremo nelle pieghe più affascinanti della scena musicale, italiana e internazionale.
Aneddoti sorprendenti, retroscena inediti e curiosità sui grandi protagonisti vi accompagneranno in un viaggio tra le note di opere immortali e le parole degli artisti che hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell’arte canora.
Preparatevi a scoprire la musica da un punto di vista nuovo, svelando storie che pochi conoscono, ma che meritano di essere raccontate e scoperte.
Storie di Musica, il grido silenzioso di Layne Staley
Ma è vero che l’amicizia è la forma più profonda d’amore che esista?
Jerry Cantrell e Layne Staley si conoscono nell’87 a Seattle e diventano fratelli, legati da storie difficili e da un amore viscerale per la musica.
Formano gli Alice in Chains. Il successo arriva in fretta. Ma quella passione si trasforma in un abisso: la dipendenza da eroina divora Layne.
Dopo l’uscita di “Dirt”, il loro album più famoso, la band si ferma. Per tre anni, nessun concerto. Layne non ce la fa ad andare avanti.
Nel 1996 arriva l’occasione: l’MTV Unplugged a New York. Pochi giorni prima, in sala prove, Layne siede accanto a Jerry. Magro, stanco. Gli dice: “Voglio che iniziamo con ‘Nutshell’. È quella che racconta davvero chi sono”.
Jerry annuisce. Non serve altro. Il 10 aprile, la band sale su quel palco. Luci basse. Parte “Nutshell“: quattro accordi scarni. La voce di Layne vibra, fragile e immensa. Il pubblico resta sospeso. Un momento che segna la storia del rock.
Nel 2002, Layne se ne va per sempre, travolto dall’eroina. Oggi, ogni volta che gli Alice in Chains salgono sul palco, Jerry apre con “Nutshell” ed ogni nota è un abbraccio per l’amico che non c’è più.