Storie di Musica, Jeff Buckley: un solo disco, una leggenda eterna
Viaggi tra note e curiosità, alla scoperta dei protagonisti e delle opere della scena musicale nazionale e non solo. A cura di Caravaggio
Benvenuti a “Storie di musica“, una rubrica ideata e realizzata del cantautore Caravaggio, dove ogni settimana ci immergeremo nelle pieghe più affascinanti della scena musicale, italiana e internazionale. Oggi parliamo di Jeff Buckley.
Aneddoti sorprendenti, retroscena inediti e curiosità sui grandi protagonisti vi accompagneranno in un viaggio tra le note di opere immortali e le parole degli artisti che hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell’arte canora.
Preparatevi a scoprire la musica da un punto di vista nuovo, svelando storie che pochi conoscono, ma che meritano di essere raccontate e scoperte.
Storie di Musica, Jeff Buckley: un solo disco, una leggenda eterna
Ma c’è un disco che ti ha cambiato la vita per sempre? Jeff Buckley portava un peso schiacciante sulle spalle: essere il figlio di Tim Buckley, leggenda folk morta di overdose quando lui aveva appena otto anni. Un cognome che era una benedizione e una maledizione.
Cresciuto tra i sobborghi di Los Angeles, Jeff cercava la sua voce ovunque: nel rock, nel jazz, nel punk. Tutto pur di non essere solo ‘il figlio di’. Quando la Columbia Records lo nota, le aspettative sono altissime. Il cognome Buckley vende, ma Jeff deve dimostrare di meritarselo.
Nel 1994 esce “Grace” suo primo ed unico lavoro in studio. Un album impossibile da etichettare, poco commerciale per l’epoca. Jeff aveva creato un universo unico, dove i Led Zeppelin incontravano Leonard Cohen.
La sua versione di “Hallelujah” diventa leggendaria. La critica impazzisce. David Bowie lo inserisce tra i dischi che porterebbe su un’isola deserta.
Ma Jeff non vedrà mai il successo che esploderà attorno a “Grace”. Il 29 maggio 1997, a soli 30 anni, muore annegato durante una nuotata notturna in un fiume. Un solo disco. Eppure, abbastanza per entrare nell’eternità.