Storie di musica: Rino Gaetano e la canzone che faceva paura al potere

Storie di Musica

Viaggi tra note e curiosità, alla scoperta dei protagonisti e delle opere della scena musicale nazionale e non solo. A cura di Caravaggio

Benvenuti a Storie di musica, una rubrica ideata e realizzata del cantautore Caravaggio, dove ogni settimana ci immergeremo nelle pieghe più affascinanti della scena musicale, italiana e internazionale.

Aneddoti sorprendenti, retroscena inediti e curiosità sui grandi protagonisti vi accompagneranno in un viaggio tra le note di opere immortali e le parole degli artisti che hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell’arte canora.

Preparatevi a scoprire la musica da un punto di vista nuovo, svelando storie che pochi conoscono, ma che meritano di essere raccontate e scoperte.

Rino Gaetano e la canzone che faceva paura al potere

Può una canzone scritta cinquant’anni fa essere ancora spaventosamente attuale? Sì, se a scriverla è Rino Gaetano.

La compone in una notte, chitarra e voce, con l’istintività che lo contraddistingue. L’idea è folle: ripetere ossessivamente la parola “Chi”, trasformandola in un collage antropologico dove ogni figura diventa un archetipo. 

Lo spaccato ironico di una società che convive tra contrasti, vizi, abitudini e ambiguità. Dorme poco, e la mattina dopo corre dall’amico Arturo, tastierista e arrangiatore. “Mi dai un giro di accordi che apra il pezzo?”.

Arturo abbozza qualcosa. Poi si ferma: “Magari trovo un’idea più elaborata”. Ma Rino lo blocca, lo fissa col fuoco negli occhi: “No. Questo è perfetto. Questo farà decollare il pezzo”.

È così che nasce “Ma il cielo è sempre più blu”. I discografici della RCA storcono il naso, cercano di censurare alcune parole, poi vogliono accorciarla.

Ma Rino si oppone e riesce a farla pubblicare intera: otto minuti divisi su due lati. È l’estate del 1975 e il pubblico italiano se ne innamora all’istante.

Sei anni dopo questa canzone, Rino Gaetano morirà in un incidente ancora pieno di interrogativi. Ma quella poesia stonata, che faceva paura a tutti, oggi è la sua eredità più grande.

Scritto da Caravaggio
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