Storie di Musica, “Snuff”: la canzone più dolorosa mai scritta
 
                    Viaggi tra note e curiosità, alla scoperta dei protagonisti e delle opere della scena musicale nazionale e non solo. A cura di Caravaggio
Benvenuti a “Storie di musica“, una rubrica ideata e realizzata del cantautore Caravaggio, dove ogni settimana ci immergeremo nelle pieghe più affascinanti della scena musicale, italiana e internazionale. Oggi parliamo di “Snuff”.
Aneddoti sorprendenti, retroscena inediti e curiosità sui grandi protagonisti vi accompagneranno in un viaggio tra le note di opere immortali e le parole degli artisti che hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell’arte canora.
Preparatevi a scoprire la musica da un punto di vista nuovo, svelando storie che pochi conoscono, ma che meritano di essere raccontate e scoperte.
Storie di Musica, “Snuff”: la canzone più dolorosa mai scritta
Ma è vero che i metallari scrivono le canzoni più struggenti? Corey Taylor è la voce della band più rumorosa del mondo, gli Slipknot. Ma per scrivere “Snuff” ha bisogno di isolarsi: dalla band, dal successo, dal frastuono delle chitarre distorte.
Rimane solo con sé stesso. E con la sua ferita aperta. Taylor è devastato da una storia d’amore tossica. “Snuff” è la sua lettera d’addio al carnefice: quella stessa persona che ha amato profondamente e che si è rivelata essere la peggiore delle delusioni.
Un tradimento che lo ha distrutto. Quando incide la voce in studio, nessuno respira. Gli Slipknot e i tecnici ascoltano in silenzio. Niente urla. Niente doppia cassa. Solo una voce rotta, una chitarra e un dolore troppo grande per essere nascosto.
Taylor dirà che registrarla è stato come togliersi una maschera. La stessa maschera che è diventata il simbolo della sua band.
Il video? Un cortometraggio oscuro, disturbante, kubrickiano. Corey interpreta sia il carnefice che la vittima. Travestito. Spezzato. In fuga da sé stesso. Ad accoglierlo sulla soglia, con uno sguardo glaciale, c’è Malcolm McDowell, l’icona di “Arancia meccanica”.
È come se il passato stesso aprisse la porta, ricordandoci che certi dolori… non smettono mai di tornare. “Snuff” è la prova che il metal, quello vero, sa parlare anche di amore, lutto, fragilità. E lo fa con una forza che spacca in due.
