Storie di Musica, The Verve e l’ingiustizia di “Bittersweet Symphony”

Viaggi tra note e curiosità, alla scoperta dei protagonisti e delle opere della scena musicale nazionale e non solo. A cura di Caravaggio
Benvenuti a “Storie di musica“, una rubrica ideata e realizzata del cantautore Caravaggio, dove ogni settimana ci immergeremo nelle pieghe più affascinanti della scena musicale, italiana e internazionale. Oggi parliamo dei Verve e di “Bittersweet Symphony”.
Aneddoti sorprendenti, retroscena inediti e curiosità sui grandi protagonisti vi accompagneranno in un viaggio tra le note di opere immortali e le parole degli artisti che hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell’arte canora.
Preparatevi a scoprire la musica da un punto di vista nuovo, svelando storie che pochi conoscono, ma che meritano di essere raccontate e scoperte.
Storie di Musica, The Verve e l’ingiustizia di “Bittersweet Symphony”
Ma è vero che certe canzoni ti salvano la vita? Richard Ashcroft nel ‘95 è a pezzi. L’abuso di droghe logora i suoi giorni, la depressione si insinua nella sua arte e manda tutto all’aria.
Durante la lavorazione di “A Northern Soul“, la tensione è insostenibile. I Verve si sciolgono. Lui resta solo, fragile, e qualcosa dentro si spegne. Anche la musica tace.
Poi, ascolta una versione orchestrale di “The Last Time” dei Rolling Stones. Un passaggio d’archi, due misure appena… e trova l’illuminazione.
Prende quel sample, lo ripete all’infinito, e in pochi minuti scrive “Bittersweet Symphony“, il brano che cambierà tutto. Ricompatta la band. Ma non una qualunque: vuole i Verve delle origini. Quelli che sapevano trasformare il suo caos in suono.
Nel ‘97 la canzone esplode: una hit mondiale, simbolo del Brit Pop. Ma ogni sinfonia ha un lato oscuro. Allen Klein, ex manager dei Rolling Stones, blocca tutto. Inizia una battaglia legale furiosa per l’uso di quel sample.
Risultato? Il 100% dei diritti finisce a Jagger e Richards. Ashcroft firma, ma è come morire ancora una volta. Per anni canta il suo capolavoro… senza poterne rivendicare la paternità.
Poi, un miracolo. Nel 2019, gli Stones gli restituiscono ciò che gli era sempre appartenuto. Ashcroft è in lacrime. E dice: “È il gesto più gentile che qualcuno mi abbia mai fatto”.