giovedì 21 Novembre 2024

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Sugarfree: “La musica trasmette un’emozione sincera” – INTERVISTA

A tu per tu con la band siciliana, fuori con il singolo “Frutta” realizzato in featuring con Serena De Bari

Vent’anni di carriera per gli Sugarfree, gruppo catanese formatosi nel 2000, che ritroviamo in occasione del lancio di “Frutta”, singolo che segna il loro ritorno discografico, impreziosito dal duetto con Serena De Bari (qui la nostra recente intervista). A quindici anni di distanza dal grande successo ottenuto con “Cleptomania”, seguita dalla partecipazione a Sanremo 2006 con “Solo lei mi da”, Matteo e compagni sono tornati ad esibirsi dal vivo in giro per l’Italia, portando  un repertorio composto da canzoni che hanno ottenuto un buon riscontro commerciale nello scorso decennio, da “Cromosoma” a “Briciola di te”, passando per “Inossidabile” e “Scusa ma ti chiamo amore”.

Ciao ragazzi, partiamo dal vostro nuovo singolo “Frutta”, come nasce questo brano e la collaborazione con Serena De Bari?

«Serena l’abbiamo conosciuta grazie alla nostra produzione. Abbiamo voluto cambiare un po’ e così abbiamo pensato a questo brano insieme».

Una ballata pop che incarna lo stile al quale ci avete abituati negli anni, ma qual innovazioni possiede rispetto alle vostre precedenti produzioni?

«Sicuramente l’esperienza e tanti ascolti nuovi. Cerchiamo nel mercato inglese soprattutto qualcosa di nuovo, anche se nulla è più moderno di “Revolver” dei Beatles».

Cosa aggiungono le immagini del videoclip diretto da Marco D’Andragora?

«Assolutamente nulla, non volevamo realizzare il classico video dove si racconta una storia, volevamo un video alla vecchia maniera. Dove la band è la vera protagonista».

Facciamo un breve salto indietro nel tempo, a quell’autunno 2004 che vi vede assoluti protagonisti con “Cleptomania”. A quindici anni dal lancio, secondo voi, quali sono stati gli ingredienti che hanno contribuito all’enorme successo di quella canzone?

«La canzone. Quando la canzone ha una magia dentro, ti trasporta in un viaggio di note, armonia e testo». 

Seguono consensi e gratificazioni che vi portano nel 2006 a calcare il palco dell’Ariston di Sanremo, cosa vi ha lasciato quell’esperienza? Vi piacerebbe tornare al Festival? 

«Il palco di Sanremo a nostro avviso è stata l’esperienza più emozionante della nostra carriera. Molti artisti non hanno consensi favorevoli verso il festival, molti lo sfruttano solo per fare vetrina. Noi reputiamo che il festival sia una realtà da difendere… e da rifare».

In che termini secondo voi è cambiato il mercato discografico rispetto ai vostri esordi?

«Il mondo discografico cambia di anno in anno. Adesso è troppo digitale per i nostri gusti e più di ascoltare la musica si parla di vedere la musica». 

Negli ultimi anni vi siete concentrati sull’attività dal vivo, realizzando numerosi concerti in giro per l’Italia. Quanto conta per voi la dimensione live?

«Il live è uno degli aspetti più importanti. Il contatto con il pubblico è da sempre qualcosa che ti lascia un ricordo, un sorriso».

Per concludere, dove e a chi desiderate arrivare attraverso la vostra musica?

«La musica trasmette un’emozione sincera. Quindi noi desideriamo arrivare a chi vuole cogliere un’emozione sincera della nostra musica».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.