Il secondo atto della carriera di una delle dive della canzone italiana più amate del nostro Paese
Ci sono opere e canzoni che sono destinate a durare nel tempo senza veder scalfita la propria forza originaria, ci sono artisti così avanti per la propria epoca da non riuscire a trovare una giusta collocazione, gemme rare che attraversano il tempo senza invecchiare mai, in una parola: immortali. Ci sono dive della voce, del look, della canzone che rimarranno per sempre tali.
Dopo un lunghissimo periodo di gavetta e sperimentazione artistica, autorale e musicale Giuni Russo (di cui qui vi abbiamo raccontato i primi passi) approda sotto l’ala protettrice di Franco Battiatto e Caterina Caselli e trova il suo primo grande successo nell’estate del 1982. E’ Un’estate al mare a renderla estremamente popolare in tutta la Penisola rendendo merito alla sua freschezza ma anche alla pregiatissima tecnica vocale che l’interprete possiede da sempre ma che ha nettamente contribuito a sviluppare e perfezionare nel corso degli anni.
Un’estate al mare, voglia di remare
fare il bagno al largo per vedere da lontano gli ombrelloni-oni-oni
Un’estate al mare, stile balneare
con il salvagente per paura di affogare
Giuni Russo diventa così l’artista dell’estate ed il suo brano impazza nelle classifiche di vendita e nell’airplay radiofonico condizionando probabilmente anche l’immagine artistica che la gente comune ha della voce di Palermo. Giuni continua a sperimentare ma sempre più spesso si vede imporre scelte che non le appartengono e che la etichettano come un’artista che non è o, perlomeno, che non è del tutto. Arriva così la rottura del suo contratto discografico che determina una serie importanti di difficoltà arrivando a definirla un’artista “ingestibile” e scoraggiando ogni altra etichetta a produrre un suo futuro lavoro.
Giuni riparte dal nulla e lo fa con un nuovo album sperimentale che contiene anche Alghero, un’altra autentica hit che la riporta sulle scene che contano insieme ad un’etichetta discografica indipendente: la Bubble Records, l’unica che aveva accettato di produrla.
Ilario Luisetto
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