Il primo atto della carriera di una delle dive della canzone italiana più amate del nostro Paese
Ci sono opere e canzoni che sono destinate a durare nel tempo senza veder scalfita la propria forza originaria, ci sono artisti così avanti per la propria epoca da non riuscire a trovare una giusta collocazione, gemme rare che attraversano il tempo senza invecchiare mai, in una parola: immortali. Ci sono dive della voce, del look, della canzone che rimarranno per sempre tali.
Mia Martini, da tutti chiamata anche Mimì, è stata, ed è, indubbiamente una di queste. Donna che negli anni ha conquistato il successo ed il cuore del pubblico numerosissime volte grazie al suo talento, alla sua passione vera per la musica e alla sua determinazione nel voler raccontare se stessa per mezzo delle sette note e di un’interpretazione così sincera da farla passare alla storia della musica leggera italiana come una delle più grandi artiste di sempre.
Nata da due genitori insegnanti in terra calabrese la giovane Domenica Bertè sogna la musica ricantando in casa le canzoni che passano alla radio e poi dedicandosi a qualche serata nelle feste e nelle balere. E’ nel 1962, all’età di 15 anni, che con la madre arriva a Milano in cerca di fortuna grazie a qualche canzoncina da ragazza yé-yé (la più famosa è l’orecchiabile ‘Ora che abbiamo litigato’). Il successo, però, non arriva e Mimì torna alle balere insieme alla sorella Loredana Bertè e a quello che sarà l’amico di una vita, Renato Zero.
Gli anni a cavallo tra la fine dei ’60 e l’inizio dei ’70 sono tra i più duri della vita di Mimì: i soldi in casa sono pochi, il successo sperato non arriva mai e la musica sembra non riuscire a portare niente di buono nella vita della famiglia Bertè. Di mezzo ci sono anche 4 mesi di carcere con l’accusa di possesso di marijuana: un’esperienza che, anche se conclusasi con un proscioglimento definitivo, segnerà per sempre in modo indelebile l’animo della giovane Mimì che ne uscì talmente turbata da arrivare a tentare il suicidio.
Il 1971 è l’anno della svolta: Alberigo Crocetta, uno tra i più grandi produttori discografici di quegli anni, le propone un contratto con l’obiettivo di farla diventare la nuova stella della musica italiana non solo nel nostro Paese ma anche all’estero. Nasce da qui il nome d’arte “italianissimo” di Mia Martini e la decisione di non nascondere un passato non impeccabile bensì di sfruttarlo a proprio favore per comunicare il dissenso, la delusione, la rabbia, la ribellione al mondo e ai suoi valori. Mia è tutto questo in pieno allineamento con i giovani di quegli anni che da poco hanno vissuto l’esperienza del ’68. Padre davvero è la canzone che fa per lei: c’è la ribellione e c’è quel rapporto difficile con un padre che la stessa Mimì non vede da diversi anni e con cui ha sempre avuto un rapporto difficile.
“Poi son venuta e non mi volevi: ero una bocca in più da sfamare
non son cresciuta come speravi e come avevo il dovere di fare.
Padre davvero che cosa mi hai dato? Ma continuare è fiato sprecato.
Che son tua figlia lo sanno tutti, domani i giornali con la mia foto
ti prenderanno in giro da matti, ah non mi avessi mai generato.
Padre davvero ma chi ti somiglia: ma sei sicuro che sia tua figlia?”
Ilario Luisetto
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