Il secondo atto della carriera di uno dei cantautori più iconici e amati del nostro paese
A voler essere onesti, per analizzare al meglio la discografia di Antonello Venditti, occorrerebbero sicuramente più di quattro puntante, visto l’incredibile numero di progetti prodotti dal ’72 in poi e soprattutto vista l’evoluzione che il cantautore ha saputo abbracciare man mano nel tempo, senza però snaturare mai la sua essenza originale. Come se il buon Antonello dalla sua abbia sempre saputo che per arrivare alla gente e rimanere sulla cresta dell’onda per anni e anni occorre, oltre che saper inglobare nuovi suoni e argomenti, anche mantenere intatta un’aura sincera e sottintesa in ogni nuovo lavoro.
E sono proprio quell’energia e quella magia a manifestarsi dai primi agli ultimi lavori del cantautore che, con grande coscienza, ha saputo fin da subito prendere per mano l’ascoltatore catapultandolo nella sua personale visione del mondo, a volte triste, a volte romantica e a volte spietata, ma mai banale neanche quando viene trattato il tema più classico del sentimento. Una sottotraccia che rimane intatta, tra progetti più o meno riusciti e digeriti dal pubblico, pressoché in tutti i lavori di Venditti.
Io mi ricordo, quattro ragazzi con la chitarra
E un pianoforte sulla spalla
Come pini di Roma, la vita non li spezza
Questa notte è ancora nostra
E così, tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80, il nome del cantantautore diviene sempre più chiacchierato e questo avviene grazie alla sua capacità di cavalcare gli anni ’80 con intelligenza e sguardo critico sulla società. Dopo l’album Buona domenica, pubblicato nel ’79 e in cui vengono alternati ritmi più accessi a lunghe narrazioni cucite sulle classiche ballad, Venditti ricomincia a correre a partire dall’82 con Sotto la pioggia, album prodotto dalla sua nuova etichetta Heinz Music in cui l’artista, pur rimanendo sempre fedele a se stesso, sembra iniziare a spostarsi su nuovi interessanti suoni che saranno poi esplorati del tutto alla fine degli anni ’80, contenente, tra le altre, hit come Dimmelo tu cos’è.
Quello che Venditti continua a narrare con perseveranza è semplicemente il rapporto tra sé stesso e il mondo, mediato dai personaggi che trova su di esso, a volte “belli” e a volte meno, comunque sempre ricondotti sotto il cielo d’Italia e delle sua Roma. Lo stesso filo conduttore che si può facilmente riscontrare anche nel celebre Cuore, pubblicato nel 1984, in cui si possono trovare successi intramontabili come Notte prima degli esami, Ci vorrebbe un amico, Piero e Cinzia (ispirata dal concerto di Bob Marley a San Siro nell’80) e la tenera Stella. Di simile stampo sarà anche il successivo Venditti e segreti, importante anche per capire la linea musicale e stilistica dell’artista negli anni successivi, trainato dai successi Peppino, Giulio Cesare e Settembre.
Frenetica in quel anni ovviamente anche l’attività live in cui il cantautore può esprimere sé stesso a 360°, ben sintetizzata dal concerto del 1983 al Circo Massimo di Roma in contemporanea con i festeggiamenti dello scudetto della sua amata Roma, dal quale sarà tratto anche un cd live, seguito poi dal doppio live Centocittà, pubblicato due anni dopo.
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