venerdì 22 Novembre 2024

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Sulle tracce di… Lucio Dalla: gli anni ’80 vissuti da protagonista e le collaborazioni

Il secondo atto della carriera di uno dei più amati cantautori del nostro Paese

Ci sono opere e canzoni che sono destinate a durare nel tempo senza scalfire la propria forza, ci sono artisti così avanti per la propria epoca da non riuscire a trovare una giusta collocazione, gemme rare che attraversano il tempo senza invecchiare mai, in una parola: immortali.

Fra questi non può di certo mancare la figura di Lucio Dalla: cantautore, polistrumentista, attore, scrittore, sceneggiatore e molto altro, artista raffinato e sensibile, alla continua ricerca di nuovi stimoli e di nuove contaminazioni per esplorare la musica a 360°, senza mai allontanarsi dalle proprie amate origini. Un artista così grande e così produttivo da rendere impossibile la creazione di un preciso racconto lineare, né un’analisi esaustiva di tutte le sue opere (qui la prima parte).

Il periodo del cambiamento, per Dalla, arriva dal 1977 in poi, anno in cui cessa la collaborazione con il poeta Roberto Roversi e in cui il cantautore bolognese diventa l’unico vero “responsabile” dei testi e della musica dei suoi brani. Il primo risultato è il successo ottenuto con l’album Come è profondo il mare, primo assaggio della precisa cifra stilistica dell’artista, trainato dall’omonimo singolo e da altri pezzi che passeranno alla storia, come Disperato erotico stomp, un racconto che sa di vita vissuta e che si appoggia ad una musica più immediata.

Da qui in poi, grazie anche agli ottimi riscontri dei successivi Dalla e Lucio Dalla, il successo risulterà per l’artista sempre maggiore, ma arriverà senza dover per forza cedere a compromessi commerciali e riuscendo a mantenere intatta la sua sua capacità di descrivere con semplicità i fatti della vita che ciascuno vive. Dalla canta d’amore, di ragazzi giovani e di speranza in qualcosa di migliore, senza cadere nella trappola della retorica e mantenendo sempre ben presente quel filo di malinconia che sembra una prerogativa dell’Italia del tempo.

E così è impossibile, per chi ascolta, non riuscire ad immaginarsi Anna e Marco, i protagonisti dell’omonima storica canzone, che risulta la dimostrazione perfetta di ciò che Dalla è e rappresenterà per il Paese, così come è impossibile non immergersi nella poetica illusoria che si trova all’interno del pezzo L’anno che verrà. Racconti in musica che diventano quasi sceneggiature da film, e non è un caso in questo senso, che lo stesso Dalla nella sua (lunga) carriera sarà propenso a mischiare arti e pensieri differenti.

Sono soprattutto le atmosfere ad emergere nei suoi racconti, tra una “sera così dolce che si potrebbe bere”  e una “notte (che) ha il suo profumo e puoi cascarci dentro”, in mezzo ai razzi e a un batticuore”; parole, musica e ricami di spessore che trasformano un giovane promettente in uno dei big assoluti della musica italiana.

E poi ci sono le collaborazioni, tante e mai rinnegate, diverse tra loro per genere e ideazione, c’è Francesco De Gregori, con il quale arriverà un tour negli stadi di assoluto successo oltre a numerose perle, ci sono gli Stadio di Gaetano Currerri, band letteralmente “inventata” proprio da Lucio Dalla che diventerà nel tempo una delle realtà più importanti e longeve del Paese.

I successi, per il cantautore, continuano così per tutti gli anni ’80, tra questi non può non essere citato il capolavoro Caruso, uscito nell’ 86 e autentico evergreen della musica italiana e non solo, capace infatti di varcare confini e di diventare un successo mondiale simile, per certi versi, alla nota Nel blu dipinto di blu portata al successo dal grande Domenico Modugno.