venerdì 22 Novembre 2024

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Sulle tracce di… Lucio Dalla: gli anni ’90 e la conferma “pop”

Il terzo atto della carriera di uno dei più amati cantautori del nostro Paese

Ci sono opere e canzoni che sono destinate a durare nel tempo senza scalfire la propria forza, ci sono artisti così avanti per la propria epoca da non riuscire a trovare una giusta collocazione, gemme rare che attraversano il tempo senza invecchiare mai, in una parola: immortali.

Fra questi non può di certo mancare la figura di Lucio Dalla: cantautore, polistrumentista, attore, scrittore, sceneggiatore e molto altro, artista raffinato e sensibile, alla continua ricerca di nuovi stimoli e di nuove contaminazioni per esplorare la musica a 360°, senza mai allontanarsi dalle proprie amate origini. Un artista così grande e così produttivo da rendere impossibile la creazione di un preciso racconto lineare, né un’analisi esaustiva di tutte le sue opere (qui la prima parte – qui la seconda).

Anche gli anni ’90, così come lo erano stato per il decennio precedente, rappresentano per Lucio un momento di grande successo, sia commerciale che da parte della critica. In totale il cantautore romagnolo pubblicherà in questo lasso di tempo, dopo il successo della collaborazione con Gianni Morandi di fine anni ’80, 4 album di inediti abbastanza diversi tra loro, in cui però saranno ancora una volta ben riscontrabili, al netto di tutto, i classici canoni poetici alla “Dalla”, capaci di far innamorare generazioni e generazioni di ascoltatori uniti dalla sua musica.

Dalla unisce, ma lo fa soprattutto grazie alla sua capacità di mettersi al centro senza risultare minimamente egocentrico. Un catalizzatore naturale di attenzioni che rimangono su di lui sia nelle sue proposte più leggere e scanzonate, e in questo senso Attenti al lupo, scritta dall’amico e collega Ron, ne è l’esempio più limpido, sia per quanto riguarda i passaggi più profondi. Impossibile non citare ad esempio l’assoluta libertà espressiva con la quale Dalla descrive il mondo nell’emozionante brano Le rondini, simbolo perfetto della capacità dell’artista di osservare il mondo per descriverlo nelle sue mille sfaccettature.

Vorrei seguire ogni battito del mio cuore
Per capire cosa succede dentro e cos’è che lo muove
Da dove viene ogni tanto questo strano dolore
Vorrei capire insomma che cos’è l’amore

C’è sempre l’amore, narrato con stupore e semplicità, c’è l’Italia con i suoi personaggi e soprattutto c’è il tempo che scorre nelle canzoni del cantautore che, dopo l’uscita del disco Henna, più sperimentale nei suoi e nei testi, tornerà nel 1996 con una netta svolta pop grazie all’album Canzoni, trainato dal successo di brani quali Canzone (scritta in collaborazione con un giovane Samuele Bersani) e Tu non mi basti mai, perla romantica che diventerà un altro evergreen della musica italiana, evidenziando ancora una volta il suo linguaggio schietto e sincero.

Vorrei esser la tomba quando morirai
E dove abiterai
Il cielo sotto il quale dormirai
Così non ci lasceremo mai