Il quarto atto della carriera di uno dei più amati cantautori del nostro Paese
Quelli di Rino Gaetano dopo Sanremo del 1978 sono anni complicati e allo stesso tempo frenetici, anni in cui lo star stystem lo ha ormai accolto nel suo tortuoso mondo e l’artista stesso è divenuto, grazie al successo di Gianna, uno dei principali protagonisti del mondo musicale italiano.
Io scriverò se vuoi
Perché cerco un mondo diverso
Con stelle al neon e un poco d’universo
Anni di pressione anche e soprattutto dalla RCA, ovvero la casa discografica del tempo, pronta ad investire forti somme sul cantautore che nel frattempo cerca ispirazione a Stromboli, arrivando alla pubblicazione, nel 1979 del suo quinto album dal titolo Resta vile maschio, dove vai?, registrato in Messico.
Un album decisamente differente dai precedenti, in cui Gaetano sperimenta su sound latinoamericani, non riuscendo tuttavia a raggiungere i risultati di vendita sperati, in cui per altro si trova un pezzo (la title track) non scritto dal cantautore ma da Mogol. Rino non cambia gli argomenti, ma li rende più soft e probabilmente (almeno nelle speranze della RCA) più vendibili. Continua a descrivere le sfaccettature della società pur senza qualche episodio volutamente più leggero, come Su e giù e la nota Ahi Maria che riprende palesemente la precedente I love you Maryanna con la solita intelligente ambiguità: “da quando sei andata via / da quando non ci sei più / da quando la pasta scotta non la mangio più / ahi Maria, chi mi manca sei tu…
Non mancano le ballate e i pezzi più riflessivi come Io scriverò, vero e proprio gioiello della discografia dell’artista in cui la verve poetica si mischia a quel senso di solitudine che ritorna incessante tra malinconia e messaggi di amore universale.
Pur, secondo i critici di allora, senza ispirazione, Gaetano si dimostra anche qui come sempre abile nel giocare con le parole, alleggerendo la critica sociale ma continuando (come è noto anche dai live del tempo) dritto per dritto sulla sua strada.
Cambia di parecchio invece il sound dell’ultimo lavoro del cantautore E io ci sto, uscito nel 1980 sempre per l’etichetta RCA. Molto più rock, molto più duro e diretto, con questo disco l’artista ritorna a parlare della sua Italia con malinconia e distacco “e mi accorgo che son solo / in fondo è bella però è la mia età e io ci sto” (da E io ci sto), senza evitare di descrivere il mondo attraverso i “suoi” personaggi come in Ti ti ti o Michele ‘o pazzo è pazzo davvero.
Un disco maturo e di rottura che sembra fungere come vero e proprio sfogo, in cui le melodie rimangono semplici e la voce sempre tagliente e urlata ma dosata, si sale e si scende vertiginosamente di ritmo tra Ping pong e Jet Set, Sombrero e La donna mia. Un disco che rappresenta anche l’ultimo capitolo dell’artista calabrese, scomparso prematuramente il 2 giugno 1981 all’età di trent’anni in seguito ad un incidente stradale.
Cosa sarebbe diventato Rino Gaetano nel tempo? Con questa domanda avevamo aperto il nostro breve excursus, ma, se dare una risposta rimane impossibile, certa risulta invece l’eredità lasciata dal cantautore nella sua breve ma intensa carriera. Canzoni, visioni e un modo di vedere e descrivere il mondo veramente troppo avanti per l’epoca.
Sotto un cielo sempre meno blu e in un mondo sempre meno puro, l’esempio perfetto che la musica non avrà mai né età né confini.
Giuseppe Currado
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