Il terzo atto della carriera di uno dei più amati cantautori del nostro Paese
Dopo l’ottimo riscontro degli album Mio fratello è figlio unico e Aida, ecco che anche per Rino Gaetano è arrivato il momento di affermarsi a 360° anche sulla più larga fetta mainstream del pubblico italiano dell’epoca: ovvero quello del Festival di Sanremo.
Il 1978 sarà un anno chiave per il cantautore, con la partecipazione al Festival che risulterà un successo ma che viene preceduta da una lunga fase di dubbi: “Sanremo si, Sanremo no” pensa Rino, mentre alla RCA premono per portalo alla più importante kermesse canora italiana. Scelta difficile e scelta coraggiosa, soprattutto se si pensa che tutti i più importanti cantautori impegnati dell’epoca rimanevano assolutamente restii verso il mondo sanremese e della tv in generale, visto a quel tempo come una sorta di tradimento verso quegli ideali tanto portati avanti dalla fine degli anni ’60 in poi.
Ma Rino, nonostante gli scontri e il divieto di portare al Festival il brano polemico Nuntereggae più, riesce ad essere a rivoluzionario anche in questo, grazie in primis alla sua solita tagliente ironia che gli permette di farsi apprezzare ed amare da tutto il pubblico italiano. Stupisce e lo fa a modo suo, presentandosi sul palco con il brano Gianna, suonando un ukulele e indossando un frac nero, una tuba in testa e due scarpe da ginnastica. Il tutto facendosi accompagnare nel finale dell’esibizione dal gruppo musicale e teatrale degli Pandemonium, regalando numerose medagliette al pubblico e al direttore d’orchestra e pronunciando per la prima volta la parola “sesso” sul palco della kermesse. Il risultato finale: un ottimo terzo posto dietro a Matia Bazar ed Ana Oxa.
Il Festival ovviamente, sarà una vera e propria vetrina di lancio per l’artista calabrese, da qui in poi sempre in classifica con il singolo che sarà poi contenuto nel nuovo album dal titolo Nuntereggae più, uscito nello stesso anno. Al suo interno il solito Rino: ironico, dissacrante ma allo stesso tempo riflessivo, nonsense ma anche orecchiabile, come nel caso della stessa Gianna.
“Onorevole eccellenza, cavaliere senatore
Nobildonna, eminenza, monsignore
Vossia, cherie, mon amour“
Iconico è l’episodio della title track, elenco infinito di noti personaggi appartenenti alla sfera politica, quella economica, sportiva e culturale del nostro Paese, un altro ritratto dell’Italia assolutamente originale e unico per il tempo, con il solito sguardo di chi osserva e riesce ad incastrare la fotografia di un’epoca in poco più di 5 minuti di canzone.
Gaetano non si stanca di descrivere l’uomo, come nel caso del brano E cantava le canzoni, con il quale si presta a raccontare tre personaggi differenti (un emigrante, un mercenario e un produttore) con un chiaro omaggio alla “sua” lontana Calabria. Viaggia tra testi più o meno criptici, tra la “nave che porta a Stoccolma” e il curioso francese in Dans le chateau, passando per brani come Cerco, in cui ad uscire è tutta la sua poetica sincera e mai banale: “cerco il filo di un ricamo, un accordo in la minore, per gridare forte t’amo…”.
Un progetto riuscito e di successo, che consacra Rino Gaetano tra i grandi, ma che allo stesso tempo lo porterà ad una fase della sua carriera più complicata, anche a causa delle pressioni esterne e della notorietà conquistata, che indurrà da lì a poco la sua casa discografica ad investire denaro e risorse su di lui.
Giuseppe Currado
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