Il giovane cantatore milanese si racconta a 360 gradi, aprendosi al proprio pubblico in un incontro speciale
Ha le idee chiare Tancredi e, soprattutto, la voglia di continuare a perseguire i propri sogni. A qualche settimana di distanza dalla nostra precedente chiacchierata, realizzata in occasione dell’uscita di “Golden Hour”, ritroviamo il cantautore milanese nello spazio messo a disposizione da La Feltrinelli presso la Santeria di Viale Toscana a Milano. Quello che è andato in scena ieri, martedì 8 febbraio, è stato un racconto aperto e libero, moderato da Sofia Viscardi e Lorenzo Luporini di Venti.
«In questo momento della mia vita sono parecchio emozionato – racconta l’autore di “Las Vegas” – sto vivendo delle belle cose si a livello personale che lavorativo. Ho sempre interpretato la musica come un voler esternare ciò che, per molto tento, non riuscivo a tirare fuori. Nell’ultimo periodo mi sono sentito solo, sebbene avessi molte persone vicino, e non capivo il perchè. “Golden hour” è stata la risposta, otto canzoni e otto stati d’animo differenti, che mi raccontano fedelmente».
A proposito di stati d’animo, precisa: «Secondo me le canzoni migliori si scrivono quando si è tristi, perchè ti rifugi nel tuo mondo e la solitudine ti aiuta ad esprimerti al meglio. Però io scrivo anche da felice, tipo ultimamente sto lavorando a tante canzoni happy. Ho sempre cercato di basare la mia discografia sull’introspezione, in questo progetto ho cercato di tirare le somme su chi sono diventato oggi, come ho fatto con “Paracadute”, un pezzo che mi è servito per liberarmi di tanti pesi».
«”Amici” non lo avevo mai seguito, all’inizio non ci volevo nemmeno andare, ma poi c’è stato il lockdown che ci ha sbarrato un sacco di strade. In realtà non sapevo a cosa andassi in contro, mi sono sentito come un pesce in un enorme acquario, però me la sono cavata e ho imparato un sacco di cose. È stato come vivere in un universo parallelo, dove tutto era amplificato. Quando sono tornato a vivere la mia vita normale, mi sono scoperto una persona diversa».
Infine, Tancredi esprime un pensiero sul presente e sul futuro: «Con “Golden Hour” mi premeva far vedere che sono una persona normale, come tante. Prima la mia idea di artista era quella di qualcuno che si eleva, questo per me è sbagliato. La voglia è quella di esprimere me stesso nella vita di tutti i giorni. Parlare di futuro a me non piace, tanto non puoi prevedere niente. Io spero di continuare a vedere questo lavoro come una passione, proprio come quando ero bambino».
Nico Donvito
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