venerdì 22 Novembre 2024

ULTIMI ARTICOLI

SUGGERITI

Tancredi: “La musica è l’arte di saper comunicare emozioni” – INTERVISTA

A tu per tu con il giovane cantautore milanese, in uscita dallo scorso 19 giugno con il singolo “Alba

Tempo di nuova musica per Tancredi, al suo primo singolo in uscita con la neonata etichetta indipendente Pulp Music., con distribuzione affidata a Warner Music Italy. Si intitola “Alba” il brano che segna l’inizio di un interessante percorso, prodotto da Federico Nardelli e Giordano Colombo. In occasione di questo lancio, abbiamo incontrato per voi l’artista classe 2001, per approfondire la conoscenza della sua ispirata visione musicale.

Ciao e benvenuto. Partiamo da “Alba”, che sapore ha per te questo nuovo singolo?

«L’alba, oltre a segnare la nascita del nuovo giorno, ha anche segnato la nascita della mia nuova musica. Grazie a questo pezzo sono riuscito a comprendere la direzione verso la quale andare e la penna ha iniziato a scorrere molto più facilmente rispetto a prima. Il sapore che per me ha “Alba” è quello della rinascita (e anche un po’ di malinconia)».

Quali pensieri e quali stati d’animo ti hanno accompagnato durante la fase di composizione del pezzo?

«Questo pezzo è stato scritto durante un periodo in cui i dubbi non mi lasciavano tregua, volevo andarmene via di casa e non avevo la più pallida idea di cosa il futuro mi stesse riservando. La notte restavo sveglio per ore a farmi divorare dall’ansia e dalle paranoie per lo più effimere e, pur sapendolo, non riuscivo a levarmele dalla testa. Adesso fortunatamente ho in mente un obiettivo e ho ritrovato un po’ di serenità».

Un brano prodotto da Federico Nardelli e Giordano Colombo, due nomi due garanzie. Come ti sei trovato a lavorare con loro?

«Sono veramente felice che Federico e Giordano abbiano riconosciuto il mio talento e che vogliano puntare su di me. La produzione è qualcosa di fantastico, quando me l’hanno fatta sentire per la prima volta mi sono emozionato un sacco. Sinceramente non riuscivo neanche a credere che stessi in studio con loro a fare musica, mi sembrava un sogno. A lavorare con loro mi sono trovato molto bene, hanno capito come migliorare ulteriormente le mie canzoni e mi stanno aiutando sotto ogni punto di vista. Spero di continuare a crescere artisticamente insieme a loro».

Musicalmente parlando, pensi di aver trovato il sound che più ti rappresenta e che mette maggiormente in risalto i colori della tua voce?

«Per trovare il mio sound ho dovuto sbattere la testa su diversi generi. Sono partito col rap per poi spostarmi su techno, edm, rock, pop e RnB. Non mi sono precluso nulla, continuando a variare e a prendere ciò che mi piaceva da ogni genere il mio sound ha iniziato a prendere una forma, fino a diventare un mix tra tutti questi generi. Non mi è mai piaciuto fossilizzarmi su una cosa e basta, è così anche per la mia musica».

Facciamo un salto indietro nel tempo, c’è stato un momento preciso in cui hai capito che tu e la musica eravate fatti l’uno per l’altra?

«Fin dal primo pezzo che ho scritto ho sempre creduto che quella della musica fosse la mia strada, però mi servivano comunque dei pareri. Sono sempre stato restio a fare ascoltare le mie canzoni ai miei amici, non perché avessi paura del loro giudizio, più che altro perché un amico non ti dirà mai la verità se sa che potrebbe ferirti. Il momento in cui ho capito che avevo veramente qualcosa da dire e che quello che stavo facendo non era del tutto sbagliato fu quando vinsi il primo contest di Esse Magazine (quando ancora si chiamava sto magazine), successivamente ne vinsi un altro. Da lì ho iniziato a crederci ancora di più».

A livello di ascolti, quali artisti e quali generi hanno accompagnato il tuo percorso?

«Da piccolo mi ricordo che ascoltavo 50 cent, i Black Eyed Peas e Michael Jackson. Una volta iniziate le medie ho iniziato ad ascoltare rock, dubstep e edm, per poi arrivare ad ascoltare solo ed esclusivamente rap italiano per 3/4 anni. Attualmente sto ascoltando indie, rap (sia italiano sia americano), techno, edm, RnB e pop. Mi stanno influenzando molto Jaden, The Weekend e Paul Kalkbrenner».

Sei milanese e molto legato al posto in cui sei nato e cresciuto, quanto influenza la tua musica?

«Assolutamente sì, non penso che riuscirei a vivere in un’altra città se non a Milano. Non mi ha mai smesso di stupire e da quando si può uscire sto facendo passeggiate come fossi un turista per riscoprire piccole cose che non avevo notato. Milano per me è come quei film che, anche se li guardi per la decima volta, hanno qualcosa di nuovo che ti spinge a guardarli per l’undicesima. In più non riesco a scrivere se non sono a Milano».

L’emergenza sanitaria Covid-19 ha mutato, seppur momentaneamente, la nostra quotidianità. Tu, personalmente, come hai affrontato le ultime settimane?

«A dir la verità questa quarantena a me ha fatto veramente bene, ho avuto tempo per pensare e migliorare me stesso sia dal punto di vista artistico sia personale, sono riuscito a essere molto produttivo, ho scritto tantissimi pezzi e ho risolto quei piccoli problemi di me stesso che mi destabilizzavano ma che non avevo mai avuto voglia di affrontare».

Al netto dell’attuale incertezza dovuta al momento, quali sono i tuoi prossimi progetti in cantiere?

«Dopo “Alba” ci saranno dei singoli dove sto sperimentando e azzardando ancora di più, voglio che si capisca che non ho intenzione di fare una cosa sola. Il filo conduttore sarò io, il resto sarà tutto diverso».

Per concludere, a chi si rivolge oggi la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?

«Le canzoni uscite fino ad ora sono più per la mia generazione, dedicate a un momento in cui si prova un senso di vuoto dovuto alla mancanza di una persona, piuttosto che di un luogo o di uno stato d’animo. In futuro (forse un po’ scontato) spero di arrivare a tutti, perché per me la musica è l’arte di saper comunicare emozioni e voglio che la gente balli con le mie canzoni, rida con le mie canzoni e pianga con le mie canzoni».

The following two tabs change content below.

Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.