The Watch: “La musica dei Genesis ci ha sempre influenzato” – INTERVISTA
A tu per tu con The Watch, per parlare del progetto live “The Watch Plays Genesis”. Ecco la nostra intervista
I The Watch sono una band di Milano di cinque componenti la cui musica è ispirata al rock progressivo classico degli anni ’70 ed in particolare alla musica dei Genesis. Dal 2001 hanno pubblicato 8 album. Dal 2010 la band ha deciso di accostare alle composizioni originali, brani Genesis e dar vita a una formula nuova di approccio agli spettacoli live.
La formula si è rivelata vincente: il modo di interpretare la musica dei Genesis ha suscitato enorme interesse da parte di tutti i fans sia The Watch che Genesis, portando la band di anno in anno in tourneè sempre più articolate in tutta Europa, UK, USA e Canada. Ecco cosa ci hanno raccontato in questa nostra intervista.
The Watch Plays Genesi, l’intervista
Come nasce l’idea del progetto “The Watch Plays Genesis” e quando avete capito che poteva funzionare?
«The Watch è una band nata nei primi anni 2000 a Milano e nasce come progetto di musica originale, ispirata fin da subito al rock progressivo classico degli anni ’70 e in particolare alla musica dei Genesis, alla quale siamo molto legati. Fin dai primi concerti abbiamo iniziato a ricevere molti commenti positivi, soprattutto per la somiglianza sorprendente tra la voce di Simone e quella di Peter Gabriel. A quel punto abbiamo iniziato ad aggiungere qualche brano dei Genesis in scaletta, ricevendo vere e proprie standing ovation. Così, nel corso degli anni, abbiamo continuato ad aggiungere sempre più brani, fino a presentare spettacoli interi dedicati agli album dei Genesis. Lo spettacolo “The Watch Plays Genesis” ci ha permesso di intraprendere tour sempre più articolati in tutta Europa, Regno Unito, Stati Uniti e Canada».
Cosa vi colpisce personalmente della musica dei Genesis e qual è il segreto del loro successo nel tempo?
«Parlo per la mia esperienza personale: fin da quando ero nella culla venivo messo davanti al giradischi ad ascoltare musica di questo tipo, dai Genesis agli Yes e ai King Crimson. I Genesis mi hanno folgorato immediatamente. Chi li ama lo sa: questa musica, se ti colpisce, lo fa in modo davvero potente. Brani come “Firth of Fifth”, che suoniamo quasi ogni sera, riescono ancora oggi a farmi venire la pelle d’oca. I Genesis sono una band fuori dal comune: pensare che album come “Foxtrot” o “Selling England by the Pound” siano stati scritti quando avevano appena 22-23 anni fa capire quanto fossero straordinari. Le loro sonorità e atmosfere sono davvero uniche».
Avete già calcato palchi importanti in Europa e UK. Ci sono differenze particolari tra il pubblico italiano e quello estero?
«Tutti i pubblici sono molto attenti, ma la principale differenza che noto è che in Italia il pubblico segue il brano con estrema attenzione e poi applaude alla fine, mentre all’estero il pubblico partecipa in modo più attivo. In Italia suoniamo solo nei teatri, mentre all’estero ci sono anche venue dove la gente può assistere al concerto in piedi. Un’altra differenza interessante è che in Italia il pubblico è principalmente composto da persone che hanno vissuto in prima persona l’epoca d’oro dei Genesis, mentre all’estero, specialmente in Spagna e Olanda, si vedono anche molti ragazzi. Questo è molto bello, perché significa che questa musica può essere tramandata anche alle nuove generazioni».
Durante le vostre performance c’è spazio per l’improvvisazione o cercate di mantenere tutto il più fedele possibile alle registrazioni originali?
«Per la musica dei Genesis c’è davvero poca improvvisazione. Quando fai un progetto tributo, il pubblico si aspetta di sentire le sonorità e le atmosfere originali. Inoltre, i fan dei Genesis sono molto esigenti e attenti a come viene reinterpretata la musica che amano da tutta la vita. Per questo, cerchiamo di onorare al meglio le loro aspettative, mettendoci tutta la passione e il sacrificio possibili in ogni performance».
Se poteste scegliere un album prog, oltre ai Genesis, da reinterpretare in studio o in un futuro tour, quale sarebbe?
«Non saprei dire se porteremmo un altro album in tour, ma posso dirti quali sono le mie influenze. Adoro i Genesis, ovviamente, anche nel periodo Phil Collins. Mi piacciono molto anche gli Yes, i Marillion, i Toto e i Supertramp. Guardando ai tempi più recenti, apprezzo molto i Porcupine Tree».
Per concludere, quanto la musica dei Genesis vi ha influenzato nella composizione di brani inediti e quali obiettivi vi ponete per il futuro?
«La musica dei Genesis ci ha sempre influenzato. Tutti i membri della band li adorano, e anche nel nostro progetto originale abbiamo sempre cercato di mantenere quello spirito. Abbiamo pubblicato otto album di musica originale che hanno ottenuto un buon riscontro nel panorama progressive attuale. In uno di questi, il penultimo, abbiamo avuto il piacere di ospitare Steve Hackett, chitarrista dei Genesis, con cui oggi abbiamo una bella amicizia. Per il futuro, il nostro obiettivo è continuare a far rivivere il mito dei Genesis a quante più persone possibile e, come dicevo prima, cercare di tramandare questa musica anche alle nuove generazioni».