giovedì, Marzo 28, 2024

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Tony Cicco: “In musica non bisogna mai perdere la voglia di sperimentare” – INTERVISTA

A tu per tu con il noto cantante e batterista napoletano, in occasione dell’uscita della raccolta “50 in musica Live

Ha da poco celebrato le nozze d’oro con la musica Tony Cicco, artista che abbiamo il piacere di ospitare tra le nostre pagine per poter parlare del suo impegno musicale, dalla Formula 3 al sodalizio con Lucio Battisti, passando per le successive collaborazioni con Pino Daniele, Loredana Bertè, Mario Castelnuovo e tanti altri ancora. Lo abbiamo aggiunto via Skype per approfondire la sua conoscenza di vita e di musica.

Ciao Tony, benvenuto. Partiamo dal principio, come e quando hai scoperto la tua passione per la musica?

«Provengo da una famiglia di musicisti, mio padre era un direttore di banda, mentre mio fratello Ciro era un ragazzo prodigio scritturato da Peter Van Wood, il Vasco Rossi degli anni ’60. Sin da piccolo ho respirato aria di musica, a casa mia si mangiava e si suonava, così è nato il mio amore per le percussioni, in particolare modo per la batteria».

Nel 1969, mente Neil Armstrong metteva piede sulla luna, insieme ad Alberto Radius e Gabriele Lorenzi, avete fondato la Formula 3…

«Un trio molto strano per l’epoca, perchè mancava il bassista. Abbiamo cominciato a suonare insieme, fino a quando una sera Lucio Battisti venne ad ascoltarci dal vivo. Rimasto sbalordito dal nostro modo di stare sul palco, ci proposte di entrare a far parte della sua neonata etichetta fondata insieme a Mogol, la famosa Numero Uno, proponendoci il brano “Questo folle sentimento”, diventato poi il nostro primo grande successo».

Di Lucio tanto si è detto e tanto si è scritto, qual è il tuo personale ricordo sia dell’uomo che dell’artista?

«Lucio è stato ed è ancora un genio, ha rivoluzionato il modo di cantare, di arrangiare e di suonare, creando nuove situazioni e soluzioni sonore, compreso anche il modo di registrare i dischi in studio. Come uomo era simpaticissimo, parlavamo un po’ lo stesso linguaggio perchè anche lui aveva fatto un sacco di gavetta. In fondo aveva un’anima rock ed era diventato un po’ il nostro quarto uomo, con lui eravamo la Formula 4. Con lui abbiamo registrato tre album, ricordo un periodo di puro divertimento e di pura musica. Un’avventura che ancora oggi si rinnova da solista, perchè ancora oggi porto in giro le sue canzoni in giro per l’Italia».

Infatti, molte di queste canzoni sono presenti all’interno del disco che hai pubblicato lo scorso settembre, intitolato “50 in musica Live”, volto a celebrare le tue nozze d’argento con la musica…

«Sono canzoni che suono e canto da sempre, quelle che dal vivo considero immancabili. La cosa bella è che questi pezzi sono sempre stati seguiti con entusiasmo e, soprattutto, non li ho mai proposti alla stessa maniera, forse questo è stato il loro segreto. A suonare nel disco con me ci sono Ciro Di Bitonto alle tastiere e Angelo Anastasio alle chitarre. In questo disco è solo una prima parte, in futuro usciranno sicuramente altri capitoli, perché parliamo di un repertorio immenso».

Tony Cicco

Per concludere, qual è la lezione più importante che senti di aver imparato dalla musica in tutti questi anni?

«Mettersi sempre in gioco, saper ricominciare da capo, perché non c’è un punto di arrivo, bisogna avere lo stimolo di sperimentare, senza mai smettere di progettare. Facendo questo mestiere, abbiamo il dovere di lasciare qualche traccia a quelli che verranno dopo di noi. L’insegnamento è proprio questo: mai adagiarsi sui successi, bensì lavorare per dare il massimo, con tanto entusiasmo e tanta passione».

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Nico Donvito

Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.
Nico Donvito
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Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.