Tony Maiello: “Tale e Quale? Una vittoria che dedico anche e soprattutto a me stesso” – INTERVISTA
A tu per tu con Tony Maiello, la nostra intervista all’indomani della sua vittoria di “Tale e Quale Show 2025”, varietà di Rai1 giunto alla sua quindicesima edizione
Ha vinto, convincendo platea e giuria: Tony Maiello si è aggiudicato il titolo della quindicesima edizione di Tale e Quale Show, varietà di Rai 1 guidato da Carlo Conti. Un percorso in crescendo, dall’apertura con Sal Da Vinci alla chiusura con Gigi D’alessio, passando per sfide di rango come Ed Sheeran, Mango, Harry Styles, Tiziano Ferro e Mahmood: imitazioni diverse per timbro e interpretazione che hanno certificato il merito di un artista completo.
Parallelamente alla tv, Maiello torna alla propria scrittura con “Sopravvivere”, nuovo singolo che mette al centro la vulnerabilità come forza: produzione minimale tra pianoforte e innesti elettronici, un crescendo emotivo che dall’intimità esplode in un finale liberatorio. In radio dallo scorso 31 ottobre, il brano racconta la resilienza di chi attraversa il buio e sceglie di restare. Oggi, dopo il trionfo televisivo, Tony riallaccia il filo con il proprio progetto d’artista: palco, canzoni e verità. Ecco cosa ci ha raccontato.
Tony Maiello si racconta dopo la vittoria di “Tale e Quale Show 2025”, l’intervista
Pochi giorni fa c’è stata la finalissima di Tale e Quale Show: a bocce ferme, come valuti questa esperienza appena conclusa?
«È stata pazzesca. Sapevo che fosse un’esperienza bellissima ma anche faticosa: preparazione, ansia, ogni esibizione è una sfida. A bocce ferme sono davvero felice: mi ha restituito la gioia del palco, che mi mancava, e la possibilità di rimettermi in gioco. Chiuderla così… meglio di così non potevo sperare».
Una vittoria che premia merito e talento. A chi la dedichi?
«Alle persone che mi vogliono bene e mi sostengono sempre e, un po’, anche a me stesso. In un momento in cui stavo perdendo fiducia, questa vittoria mi ha ricordato che, sì, me lo merito. È un modo per zittire la mia sindrome dell’impostore».
Quindici anni fa il trionfo a Sanremo Nuove Proposte con “Il linguaggio della resa”. Cosa accomuna quel primato a questo di Tale e Quale, e cosa li differenzia? È cambiato anche il tuo modo di vivere le aspettative?
«Vedo tanti “segni”: quindici anni da Sanremo, quindicesima edizione di Tale e Quale, il quindi è il giorno della mia nascita… un numero fortunato che ritorna. Beh, le accomuna l’impegno, in entrambe le esperienze, ho dato sempre il massimo. La differenza è la maturità: a Sanremo ero divorato dall’ansia, qui me la sono goduta. Oggi tengo basse le aspettative: lavoro duro, ma vivo il momento. Così evito delusioni inutili e non mi blocco come a vent’anni».
A Tale e Quale ti sei misurato con artisti e voci enormi. Qual è stata la performance più complicata e quale ti rende più orgoglioso?
«La più complicata è stata Mango: avevo un’ansia pazzesca, non volevo sbagliare nulla. Poi sono arrivati i complimenti della famiglia, anche dalla moglie Laura Valente, ed è stato un onore immenso per me. Tra quelle che mi hanno dato grande soddisfazione metto Tiziano Ferro: l’ho vissuta con leggerezza ma mi ha reso molto felice. E ovviamente Sal Da Vinci, con cui ho aperto vincendo la puntata, e Gigi D’Alessio, con cui ho chiuso vincendo il programma».
Curiosa coincidenza, appunto hai iniziato con Sal Da Vinci e concluso con Gigi D’Alessio. Con loro condividi radici che hai riscoperto tornando a vivere a Castellammare. È stata la scelta giusta?
«Sì. Mi sono trasferito a febbraio, quando di Tale e Quale nemmeno si parlava. Tornare davanti al mare, vicino alla famiglia, mi ha rigenerato e cambiato il mood. Milano mi ha dato tantissimo, ma avevo bisogno di riappropriarmi dei miei luoghi. Anche per l’equilibrio familiare: senza questo rientro sarebbe stato durissimo gestire tutto».
Ok le imitazioni, ma la musica non si è mai fermata: prosegue la tua carriera da autore e hai pubblicato il singolo “Sopravvivere”. Che stati d’animo lo hanno ispirato?
«“Sopravvivere” è nata quasi due anni fa. È arrivata al momento giusto: tra rinascita personale e voglia di dire “ci sono”. Parla della nostra parte più fragile e del lavoro, durissimo, di scavarsi dentro. C’è una frase chiave: “perché nessuno mi sa uccidere”. Racconta vulnerabilità, ma anche la forza di rimettersi in piedi e trovare una prospettiva positiva».
Per concludere, come ti immagini il percorso da qui in avanti? Dove sta andando la tua musica?
«Vivo il qui e ora, senza proiettare troppe aspettative. Se devo sognare: mi vedo su un palco a cantare le canzoni che scrivo, senza smettere mai di fare l’autore. Accolgo tutto quello che arriverà: se si incastra, vuol dire che è giusto per me».