Intervista al cantautore partenopeo che racconta il suo nuovo singolo Terremoto
Ci sono canzoni che emozionano e che toccano il cuore per un motivo non facile da individuare: forse, perchè, suonano sincere o perchè non si avvalgono di mille fronzoli, scorciatoie o trucchetti per giungere al facile ed impersonale successo. ‘Terremoto‘ è, per me, uno di quelle canzoni e lo è stato fin da quando ho ascoltato per la prima volta l’intenso e imperdibile disco di Tony Maiello, un ragazzo che la musica la sa fare nel vero senso della parola.
Non potevo, dunque, farmi sfuggire l’occasione di tornare a parlare di questo brano nel dettaglio (qui la nostra precedente chiacchierata) all’indomani del suo rilascio per la rotazione radiofonica. In una tarda domenica sera abbiamo parlato di canzoni, di fede, di momenti difficili e di futuro tra cui i due prossimi appuntamenti live di Tony al fianco di Laura Pausini di cui aprirà i concerti del 27 ottobre a Torino e del 4 novembre ad Eboli.
Allora Tony, intanto come stai?
<<Sto bene, grazie! E’ un periodo pieno di tante cose per cui sto lavorando tanto>>.
Ci risentiamo dopo più o meno cinque mesi dall’uscita di “Spettacolo” e lo facciamo perché ho voluto fortemente dedicare una chiacchierata a “Terremoto”, quella che, secondo me, è indubbiamente la più bella canzone del tuo ultimo disco (di cui qui la nostra recensione) e, probabilmente, anche una delle cose migliori che tu abbia scritto per te e per altri. Come sono passati questi mesi? Come valuti il percorso di questo disco?
<<Grazie per i complimenti intanto! Di ‘Spettacolo’ sono molto soddisfatto anche perchè per me, che non uscivo con un disco da 8 anni, è stato bellissimo poter tornare a pubblicare un album mio. Ho raggiunto tante persone: alcune che mi seguivano già altre che arrivano dagli artisti per i quali ho scritto in questi anni. Sono contento perchè per ogni singolo c’è stata sempre una bella reazione e un forte interesse che mi arriva quotidianamente con tanti messaggi ai quali tento sempre di rispondere a tutti completando il ruolo che, secondo me, la musica ha, ovvero quello di raccontarsi, dire cose vere e che si vivono>>.
Per raccontare questo brano volevo partire dal videoclip e, in particolare, dalla dedica che tu hai fatto nell’apertura. Una dedica a tuo nonno. Come mai questa scelta?
<<Io ho perso mio nonno nel momento in cui stavo facendo le prove per aprire il concerto di Laura Pausini al Circo Massimo lo scorso 22 luglio. Lui sapeva che avrei dovuto esibirmi su quel palco ed era felicissimo per me. Purtroppo erano i suoi ultimi giorni ed io sapevo che si stava avvicinando quel momento finale ma mi chiese lui di partire ad ogni modo. Ci siamo salutati per l’ultima volta il 21 luglio e, grazie al rapporto simbiotico che avevo con lui da sempre, ci siamo capiti da quell’ultimo sguardo. Terremoto è una di quelle canzoni che ho scritto pensando ad un momento futuro di bisogno. Spesso mi capita di vivere delle esperienze, trascriverle in canzoni quasi pensando a quel momento futuro in cui potranno tornare ad essermi utili. Questa canzone nasce molto prima della scomparsa di mio nonno ma, per qualche ragione, io avevo anticipato la cura a quel giorno che mi ha portato via (almeno dal punto di vista corporale perchè la presenza dello spirito rimane forte, basta saper cogliere i segnali) la persona che mi ha accompagnato ad ogni passo dalla scuola di canto a quella di calcio>>.
Il testo del brano, che indubbiamente è il punto forte della canzone, parte dicendo “ricordo di essermi perso”. Fai riferimento a un momento particolare della tua vita?
<<Ovviamente nella canzone ci sono tanti input e chiavi di lettura e questo verso fa riferimento ad un periodo buio e di ricerca interiore che ho vissuto in passato quando avevo perso, o meglio me la avevano fatta perdere, la voglia di fare musica. Quando sono riuscito a rielaborare cosa mi stava accadendo mi sono ripromesso che non sarebbe mai più accaduto in futuro. Quando scrissi questa canzone era un giorno di marzo e Milano era coperta dalla neve: e proprio durante quel giorno mi persi per le strade di Milano in una zona che non conoscevo. Quella situazione se da una parte rappresentava uno stato di calma e di pace senza tempo, dall’altra era il massimo esempio di quello stato d’animo che oggi si ha tanta paura di nominare. E’ stato un periodo della mia vita in cui ho messo in discussione tutto me stesso e quello che ho fatto. Ma è alla fine di queste fasi che l’uomo può vivere i suoi cambiamenti più belli mettendosi in discussione>>.
Tu sei uno di quei giovani artisti che hanno avuto modo di affermarsi, di arrivare precocemente al successo salvo poi essere spazzati via da logiche a volte poco comprensibili. Tu sei uno dei pochi, purtroppo, che, non solo nel mondo della musica, sei riuscito ad uscirne vittorioso…
<<Vittorioso e soprattutto senza alcun uso di farmaco se non consideriamo la camomilla. E’ stata una scelta volontaria perchè non volevo spegnermi e non volevo rifugiarmi in delle soluzioni che, in realtà, non ti fanno capire nulla. Io volevo, invece, capire. E ancora oggi sono una persona che vuole capire cosa succede facendomi mille domande. I giovani d’oggi sono costretti a questa lotta contro un sistema molto più grande e cattivo di loro per cui c’è davvero bisogno di aprirne gli occhi>>.
Spesso si parla di momenti bui ma altrettanto volte si fa fatica a dire davvero cosa ha significato vivere certe situazioni. Ora che, fortunatamente, hai superato quei momenti quale credi sia stata davvero la forza che ti ha salvato?
<<Nel mio caso, sono sincero, c’è stata una conversione molto forte. Non ero molto credente prima di tutto questo ma la fede mi ha tirato davvero fuori da questa situazione anche perchè il primo posto in cui sono andato quando ho realizzato di essere in difficoltà è stata la chiesa. Arriva sempre il momento in cui anche il più scettico si trova a guardare il cielo chiedendo aiuto. Non so dire che cosa mi sia successo, in realtà, ma mentre pregavo mi è scoppiato il cuore di una gioia che non so spiegare. Da lì è iniziato il mio percorso di fede che non ho mai raccontato davvero scegliendo sempre di tenerlo per me stesso. La forza mi è stata data da qualcuno che, lassù, ne ha sicuramente più di me>>.
Per cui quando nell’inciso del pezzo dici “ma dico grazie a te se adesso sono ancora vivo” ti riferisci proprio a questo?
<<Si, esatto. Mi riferisco proprio a Dio. E la forza di questa canzone è che quel “te” è assolutamente variegato: oggi posso dire grazie a mio nonno ma qualcun altro può dirlo al fratello, all’amico, alla moglie, alla famiglia. Nel mio caso è proprio grazie a quella mano dal cielo che mi è arrivata se “sono ancora vivo”>>.
Se potessi dare un consiglio a chi, come te in passato, oggi si trova a vivere determinati momenti bui cosa diresti?
<<A prescindere dal campo musicale direi che l’unica cosa davvero importante, per i ragazzi che si approcciano ad un settore che prevede il mettersi in discussione, è essere se stessi rinunciando al “giocare sporco” perchè, poi, tutto torna. Non mi piace pensarlo come karma ma credo che chi fa del bene riceverà del bene prima o poi. Il ritrovarsi in certe situazioni è dovuto al fatto che spesso siamo tutti portati a dare per scontato ciò che abbiamo tralasciando il dilago con gli altri e con se stessi>>.
Tornando a parlare di musica tra poche ore sarà disponibile un tuo nuovo brano che s’intitola “Cadere piano” e che fa parte del nuovo album d’inediti di Alessandra Amoroso con cui ti trovi a collaborare per la prima volta…
<<Si, è una bella canzone. Con Alessandra ci conosciamo da anni perchè in passato abbiamo fatto insieme qualche TRL e tour radio. Ci ritroviamo ora in questo brano dopo qualche anno. Voglio lasciare a lei l’onore di parlare di questa nuova canzone che, ormai, le appartiene: io non ho fatto altro che affidarle il mio cuore. Posso dire solo che “Cadere piano”, differentemente a quanto potrebbe suggerire il titolo, è una canzone che da molto coraggio>>.
E parlando di nuove uscite, sempre venerdì 5 ottobre esce anche un altro disco, quello di Valerio Scanu, di cui fanno parte due tuoi brani: uno già noto visto che è stato il singolo d’apertura, “Ed io”, l’altro, invece, ancora inedito, “Un po’ di tempo”.
<<Anche quella con Valerio è un’amicizia che va avanti da anni e questo, per me, è importante perchè non ho mai scritto ai fini delle classifiche, della popolarità o della convenienza: prima di tutto viene la persona, il rapporto che c’è, la stima reciproca ed il momento giusto. Con Valerio tutto questo è accaduto e sono felice di aver potuto dare delle canzoni che fossero utili a lui e al suo messaggio. “Ed io” già è stato singolo ed è un pezzo al quale tengo moltissimo. “Un po’ di tempo”, invece, è un brano molto improntato sul gospel con delle influenze di Sam Smith, un genere che a Valerio piace molto. Sono due bei pezzi entrambi ma, d’altronde, non potrei dire che sono brutti: son di parte (ride)>>.
E se dovessimo gettare lo sguardo un po’ più in là? La parola magica (“Sanremo”), ti ronza già in testa oppure è ancora troppo presto per pensarci?
<<Sto lavorando un bel po’ e penso sia arrivato l’anno in cui credo sia giusto provarci. Sono 8 anni che penso di riprovarci ma poi, all’ultimo momento, lasciavo sempre perdere perchè non era ancora arrivato il momento giusto. Questa volta, invece, sono determinato ad affrontare una candidatura e vediamo un po’ come va>>.
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Ilario Luisetto
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