lunedì 25 Novembre 2024

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Top & Flop: Speciale Festival Di Sanremo 2018

Il Festivàl 2018 si è concluso tra i record di ascolti e tra numerose polemiche. Per l’occasione ho deciso di unire la mia solita rubrica con il nuovo metodo di classifica adottato da Baglioni, introducendo finalmente la famosa zona “grigia” (gialla in questo caso) per catalogare le 28 canzoni partecipanti, secondo le mie personalissime opinioni. Iniziamo.

I BLU

Annalisa – La savonese torna al massimo delle sue possibilità con una canzone splendida, che la esalta come interprete potente, precisa, sempre intonata e delicata, con grandi capacità tecniche e vocali che rendono giustizia ad un testo non così complesso, seppur ricco di immagini. Se dietro ogni lacrima c’è una rivincita, è finalmente lo sfogo di tutti i pianti suoi e dei fan, un terzo posto che ha il sapore di vittoria e prelude già alla migliore era di sempre.

The Kolors – MAI MAI MAI mi sarei aspettato un tale tormentone. La band protetta di Lorenzo Suraci sfodera la sua prima canzone in italiano ed è una hit di livello altissimo che rimane in testa dopo un solo ritornello. Peccato per la schitarrata finale, totalmente inutile, che rovina un pezzo che sarebbe altrimenti uno dei pezzi più internazionali passati da Sanremo negli ultimi anni.

Ultimo – Il vincitore delle nuove proposte è un giovane rapper dal tono di voce caldo e soffuso, con ottime capacità di scrittura che prende e coinvolge sbattendoti nel suo mondo complesso. Il Ballo Delle Incertezze è un pezzone che merita tutto quello che ha ottenuto. Farà strada, con le sue piccole perle autorali.

Diodato & Roy Paci Già lo conoscevamo grazie alle note di Babilonia ma il giovane cantante a metà tra Aosta e la Puglia è una delle più grandi sorprese di questo Festival. Il suo compagno di palco era un già affermato trombettista e non stupisce la sua capacità nello suonare lo strumento, mentre il giovane cantautore sfodera tutta la sua maestria nell’arte sfoderando un pezzo memorabile, delicato ed intenso. La classifica li premia e non potrebbe essere più giusto di così.

Noemi – La giovane rossa segue la pista che l’ha resa celebre, portando un pezzo che è finalmente in linea con il suo percorso musicale storico. Il brano non viene capito ma per me invece va assolutamente salvato: un buon brano melodico, con una voce potente e pulita, che trascina e fa quasi piangere. Speriamo che riesca a risollevarsi col disco.

Mudimbi – Il giovane rapper di San Benedetto Del Tronto rilascia finalmente una canzone che incontra il mio gusto. Divertente, fresca, con un bel testo simpatico riesce a prendersi la terza piazza del podio. Una classe da showman ed una capacità linguistica non indifferente migliorano il pacchetto.

Giulia Casieri – Una delle più interessanti sorprese della sezione giovani, Giulia sfodera uno swing niente male, che entra subito in testa e colpisce per la sua voce profonda e ricca di sfumature che ricorda una versione più aggressiva di Simona Molinari. La ragazza, carina ed elegante, si diletta bene pure nel rappato: se si affida alla giusta casa discografica potrebbe svoltare.

Enzo Avitabile & Peppe Servillo – Il mio blu a sorpresa. Una canzone raffinata, non da Sanremo, melodica, interpretata da due grandi miti della canzone partenopea. Riesce a rimanere in testa nonostante tutto ed è un bellissimo inno alla diversità.

I GIALLI

Ermal Meta & Fabrizio Moro – La canzone non è affatto male ed anche se la vogliamo definire una “paraculata”, è una di quelle fatte bene. Piacevole, canticchiabile, intensa e veicolante di un messaggio. Finisce nella zona gialla per la musica, una specie di tarantella che toglie forza al brano, e per tutte le polemiche sorte sull’originalità del brano. Per quanto loro siano risultati perfettamente in regola ritengo sia opportuno modificare il regolamento, onde evitare il ripresentarsi di casi simili. Vittoria comunque meritata.

Mirkoeilcane – Il testo è da dieci e lode peccato che il giovane cantautore decida di usare la tecnica del recitativo che non mi è mai andata particolarmente a genio (Signor Tenente a parte), creando un brano che non riesce mai veramente a prenderti e dal quale non ci si può distrarre.

Lo Stato Sociale – In realtà questa canzone sarebbe dovuta essere nella zona rossa se non fosse così fastidiosamente orecchiabile. Pezzo che non si può fare a meno di urlare a squarciagola coprendo, però, tutto il resto: dal testo inutile, al gimmick copiato a Gabbani, alle stonature del buon Guenzi.

Alice Caioli – Buon pezzo classicheggiante che entra in testa ma che non riesce mai veramente a fare la differenza quello della bella Alice. La sua performance live è una delle migliori del lotto ma non basta per mandarla nella zona blu.

Le Vibrazioni – Un buon pezzo rock che però non incide mai quello della rinnovata band di Francesco Sarcina. L’età inizia a farsi sentire e la canzone, per quanto colpisca nelle radio, non è ai livelli dei tormentoni storici della band milanese.

Max Gazzè – Il cantautore romano decide di sfoderare un pezzo diverso dai suoi soliti standard, una delicata ballad sinfonica che parla di una leggenda pugliese. La delicatezza ed il colpo al cuore che provocano questo brano sono indubbie ma la sua anti-radiofonicità lo porta nella zona gialla.

Nina Zilli – La Maria Chiara Fraschetta nazionale decide di continuare il suo pop femminista, con un altro bellissimo pezzo dedicato alle donne contro la violenza. Peccato che il testo non si accompagni ad una musicalità degna. Abbandonate le atmosfere eleganti di Sola e la freschezza di Mi hai fatto fare tardi, rimane un brano che non è nè carne nè pesce. Però meritava venti premi Lunezia.

Red Canzian – Chi si immaginava che il miglior rocker di Sanremo fosse proprio l’ex bassista dei Pooh? Un brano intenso, potente, cantato e suonato bene che risulta decisamente godibile, ma non abbastanza per entrare nella zona blu.

foto_Vanoni-Bungaro-Pacifico 1Ornella Vanoni, Bungaro & PacificoImparare ad amarsi è un brano intenso, cantato bene ed interpretato dalla Vanoni come una vera diva. La rossa oscura i due grandi musicisti che le sono affianco, anche se comunque il loro contributo è importante nella delicata armonia del pezzo. Un brano che avrebbe dovuto partecipare nel 1970, ma che riesce comunque a centrare l’obiettivo.

Renzo Rubino – Una delle voci più interessanti italiane ci riprova nel palco che lo ha lanciato. Il brano dimostra le capacità vocali del ragazzone pugliese che impreziosisce la performance anche con un bellissimo uso del piano. Il brano però perde punti a causa del genere, non esattamente accessibile a tutti. Canzone che necessita di più ascolti.

Lorenzo Baglioni – Il giovane cantante, quasi omonimo del direttore artistico, propone un pezzo molto simpatico sulla lingua italiana. L’idea è geniale come anche la realizzazione, peccato che portarlo sul palco dell’Ariston sia terribilmente sbagliato. Il risultato finale è, infatti, un video dei Pantellas portato su uno dei palchi più importanti d’Italia. Rimandato.

I ROSSI

Ron – Il buon Cellamare porta un brano scritto da Dalla e decide di imitarlo palesemente, ricavandoci però una cover da sagra del pesce. Lucio è Lucio e non è da tutti saperlo cantare al meglio delle possibilità. Ron ha le capacità vocali ma si sente troppo l’impronta del grande autore bolognese ed il risultato quindi non è buono.

Eva – Per me lei rimarrà vita natural durante BanalEva Pevarello, colei che è arrivata terza ad XFactor pur avendo le stesse caratteristiche vocali di una qualsiasi cantante di pianobar. E anche con il pezzo sanremese le cose non cambiano. Banale, noioso, prevedibile e chi più ne ha più ne metta. Chissà se incontrerà mai il mio gusto.

Leonardo Monteiro – Il giovane ex amiciano realizza un pezzo che sembra il clone di un pezzo medio dei Blue. Troppo anni ’90 e mai veramente incisivo nè in musica nè in parole, diventa clamorosamente il peggior pezzo dei giovani.

Luca Barbarossa – Molto bella la romanità e carini gli stornelli ma forse non da portare a Sanremo. Il brano scorre senza lasciare traccia, tra un accentuazione e l’altra. Un brano particolare ma che forse non può essere capito da qualcuno più su degli Appennini.

Mario Biondi – Il miglior crooner italiano propone un pezzo che è praticamente la noia. La sua voce è bellissima e di qualità ma il brano ha una serie infinita di difetti strutturali che lo rendono molto molto fragile. Peccato, sarà per la prossima volta.

Elio e le Storie Tese – La verve creativa della band milanese si è esaurita dopo Sanremo 2013. Dopo un Figgatta De Blanc bello ma non bellissimo, questo addio è la cosa più brutta a cui potrebbero mai abituarci. Una canzone stantia, con un testo buttato lì, giochi di parole bruttarelli ed una melodia senza inventiva segnano il punto più basso della loro carriera musicale. Arrivedorci!

Giovanni Caccamo – Il pupillo di Caterina Caselli sfodera la peggiore canzone della sua carriera. Come dice il titolo sembra durare in eterno. Soporifera e poco incisiva, son lontani i tempi di Ritornerò da te.

Decibel – Le intenzioni sono buone, un bellissimo tributo rock a Bowie. Peccato che il brano si dipani per tre minuti senza regalarci niente di memorabile e senza rimanere veramente in testa. Inoltre le frasi in inglese rovinano tutta l’intenzione.

Roby Facchinetti & Riccardo Fogli – Sono stato all’ultimo tour dei Pooh e voglio tanto bene a questi eterni ragazzi ma il pezzo è un fallimento. Roby Facchinetti urla spesso senza motivo, Riccardo Fogli è ormai la stanca ombra di sè stesso. Il brano sembra una parodia di quanto di buono fatto dalla storica band finora. Peccato.