La playlist dei brani che possiamo tranquillamente non portare con noi nel 2018 e che vorremmo dimenticare al più presto, anche con l’ausilio di superalcolici
Se a Natale siamo tenuti ad essere tutti obbligatoriamente più buoni, per la fine dell’anno possiamo toglierci la maschera e pure qualche sassolino dalla scarpa, lasciandoci andare a riflessioni sincere e poco politically correct. Dopo avervi stilato le 100 canzoni più belle del 2017, abbiamo pensato di raccogliere quelle che… insomma, come dire, anche no! Ecco a voi i dieci pezzi “diversamente belli” degli ultimi dodici mesi, rigorosamente in ordine sparso, anche perché sarebbe a dir poco impossibile stilarne una classifica.
VOGLIO BALLARE CON TE: se con “Roma-Bangkok” abbiamo apprezzato la buona volontà, al secondo tormentone consecutivo costruito in laboratorio, nei confronti di Baby K, non possiamo nutrire alcuna pietà, perché questa volta c’è l’aggravante della recidiva. Una canzone che scimmiotta “Despacido”, che non ha avuto spazio al di fuori dei villaggi turistici e che ci fa rimpiangere i migliori Righeira.
LE FOCACCINE DELL’ESSELUNGA: la risposta trash-trap al “fenomeno Ghali” si chiama OEL, al secolo Leonardo Cecchetto, figlio di Claudio, della tribù di Istar e della terra desolata di Cfinir, come direbbero Aldo, Giovanni e Giacomo. Il brano, per fortuna, non ha ottenuto un grande riscontro commerciale e radiofonico, ma sul web si è fatto sentire in modo prepotente fino a diventare un vero e proprio fenomeno insopportabile, in gergo tecnico: un tormentone.
VOLARE: prendi un’icona della musica leggera italiana come Gianni Morandi e mettilo per una sera a sbocciare in discoteca con Fabio Rovazzi, il risultato sarà moralmente discutibile ma discograficamente un successo. Uno scontro generazionale che finisce in parità, anzi possiamo pure affermare che da questa canzone ne usciamo sconfitti un po’ tutti, a salvarsi sono soltanto le sonorità internazionali frutto del genio di Danti dei Two Fingerz, il resto è soltanto retorica. In fondo, la credibilità vale economicamente meno delle views su YouTube.
LINDA: se i mariachi potessero esprimersi nella nostra lingua non sarebbe di certo un “cielito lindo”, con questa bella premessa Emis Killa ha deciso di interrompere il suo silenzio discografico nel peggior modo possibile, con un brano talmente kitsch che metterebbe persino d’accordo il parlamento spagnolo con quello catalano. In uno scenario surreale, a metà tra una puntata de “Il segreto” e un episodio di “Gomorra”, si sviluppa il video ufficiale che, a differenza della canzone, è fatto davvero bene. Al principio era il “Maracanà”, oggi quello che è rimasto è soltanto il delirio. Eeh, ooh, eeh.
MI SONO INNAMORATO DI TUO MARITO: reduce dal ritrovato successo del Grande Fratello Vip, Cristiano Malgioglio sta vivendo una nuova primavera artistica, che in futuro ci regalerà davvero tante soddisfazioni. Nell’attesa, l’artista ha rispolverato un vecchio brano portoghese e lo ha inzuppato nella profanità, di cui è un abile maestro oltre che cintura nera di aforismi ambigui, realizzando una cover di tutto rispetto che sarà molto apprezzata dai nostalgici della lambada, il tutto impreziosito da un videoclip girato per le vie di Gallipoli che meriterebbe seriamente una nomination ai Golden Globe.
UAGLIO’: Benji e Fede fuori, Rocco Hunt dentro: questo il segreto del successo de I Desideri, duo partenopeo che si è aggiudicato la vittoria dell’ultima edizione del Wind Summer Festival. Figli di un noto cantante neomelodico, Salvatore e Giuliano hanno deciso di intraprendere una strana diversa e forse più giusta, considerando il nutrito fan club che hanno messo in piedi nel giro di pochi mesi. Un brano così all’Eurovision Song Contest non avrebbe rivali.
IMMIGRAZIA: se non fa polemica non è contento Giuseppe Povia, cantautore che nelle sue canzoni ha sfruttato bambini, piccioni, gay e quest’anno pure gli immigrati, dimostrando di essere un grande para… gnosta. Ricevuto il plauso di Matteo Salvini, che lo ha etichettato “artista coraggioso”, è doveroso sottolineare che queso brano non è uno scherzo o una parodia, ma è stato scritto e cantato davvero. Che dire… quando i watussi fanno ooh. P.S: Sogno un duetto con Bello Figo.
MOOSECA: a vent’anni da “Sarabanda”, Enrico Papi punta tutto sul fattore nostalgia, ma fallisce miseramente realizzando questa autentica “rovazzata” piena zeppa di cliché. “Parole e casaccio” è il mood dell’intero brano, il cui unico intento è quello di risollevare le finanze del presentatore attraverso il web, vero pozzo di petrolio per fare economia in questo disperato nuovo millennio.
SENZA PAGARE: Eh lo so, ci sono tante e forse pure troppe quote rap in questa playlist, ma non è colpa mia: in Italia se non slogheggi o non rappi sei un emarginato! Lo hanno capito anche Fedez e J-Ax che si sono immolati per la causa, confezionando l’ennesimo tormentone fast food, di quelli che ti entrano in testa a giugno e ti escono a settembre, al punto da farti salire il criiiimiiiineeeee, senza regoooleeeee.
FAVORISCA I SENTIMENTI: concludiamo questa carrellata di oscenità con un po’ d’ammore, la forza che smuove l’universo e che ti porta a commettere sciocchezze come, ad esempio, incidere questa canzone. Azzeccare la rima è la missione della vita di Fedez che, anche in versione melodica, non tradisce le aspettative e ci regala fiumi di retorica, per questo si merita una doppia presenza in questo articolo. Il brano, lo avrete riconosciuto, è stato utilizzato per la sontuosa proposta di matrimonio a Chiara Ferragni, oltre che come lungimirante e vincente operazione di marketing.
Nico Donvito
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