Trigno: “Amici? Una botta di vita e di autostima” – INTERVISTA

Trigno

A tu per tu con Trigno per parlare del suo nuovo Ep “A un passo da me”, disponibile dal 23 maggio. La nostra intervista al giovane vincitore di Amici 24 per la categoria canto

Dopo aver conquistato pubblico e critica ad Amici 24, dove ha vinto la Categoria Canto e ottenuto anche il Premio delle Radio, Pietro Bagnadentro, in arte Trigno è pronto a raccontarsi attraverso la musica nel suo primo progetto discografico ufficiale.

Si intitola “A un passo da me” l’Ep del cantautore astigiano, fuori ovunque dal 23 maggio per Warner Music Italy. Sei tracce che mescolano cantautorato moderno, contaminazioni urban e una scrittura intima e diretta.

In scaletta non possono mancare “Maledetta Milano”, “100 sigarette”, “D’amore non si muore” e la title track “A un passo da me”, brani presentati nel corso del talent e che fotografano la sua identità musicale .

In attesa dei primi live, in programma il 20 novembre a Milano e il 26 novembre a Roma, abbiamo incontrato Trigno per ripercorrere insieme a lui le emozioni del percorso ad Amici e scoprire cosa si nasconde “a un passo” dalla sua musica.

Trigno presenta l’Ep “A un passo da me”, l’intervista

Quali sono le emozioni stai vivendo in questo momento tra il ritorno a casa e la pubblicazione di questo progetto?

«Sono molto contento. La prima cosa che ho fatto è stata tornare ad Asti e abbracciare i miei genitori. È stato bellissimo, forse erano più increduli di me. Sto rimettendo insieme i pezzi, perché Amici è stata una bella botta di vita. E forse anche una botta di autostima. Avere ora in mano un disco fisico, fatto da me, con grafiche bellissime, produttori e autori incredibili… è meraviglioso».

In “A un passo da me” emergono temi come la vulnerabilità e il disorientamento. Quanto è importante per te raccontare le fragilità della tua generazione attraverso la musica?

«È proprio in questo che pongo l’attenzione quando scrivo. Mi piace parlare di me e mi piace che le persone, ascoltandomi, si ritrovino. Il disco racconta molto di quello che ho passato prima di entrare ad Amici: tutti i pezzi, tranne uno, sono stati scritti prima del programma. È bello oggi ascoltarli e notare l’evoluzione. Ma questo è anche un disco di speranza: racconta come le cose possano cambiare e migliorare»

Uno dei brani più amati e di maggior successo in streaming è sicuramente “Maledetta Milano”. Come è nato e cosa pensi l’abbia reso così apprezzato dal pubblico?

«È nato in studio, durante una chiacchierata in cui ci stavamo lamentando della vita frenetica a Milano. È una canzone d’amore e odio verso la città. Evidenzia la differenza tra vivere a Milano e vivere in provincia, ma parla anche di me e dei miei amici alle prese con questa realtà. Credo che il segreto del pezzo sia il ritornello molto orecchiabile e le tante immagini in cui si può identificare anche chi non vive a Milano, ma sogna di trasferirsi in una grande città per seguire una passione».

Il tuo timbro vocale è diventato un marchio di fabbrica, non a caso ad Amici hai “trignizzato” molte delle cover che hai interpretato. Eppure hai raccontato che i tuoi ascolti all’inizio erano diversi. Come hai modellato nel tempo il tuo modo di cantare?

«L’anno e mezzo prima di Amici è stato un periodo di grande ricerca. Ogni giorno scrivevo qualcosa e cercavo di capire cosa migliorare. Ho costruito il mio modo di cantare con il tempo, in modo naturale. All’inizio approcciavo tutte le cover con rabbia, anche quelle che non andavano aggredite. Poi ho lavorato su me stesso, ho imparato ad addolcirmi. Le vocal coach hanno capito il mio lato dolce e mi hanno aiutato a tirarlo fuori. Ora l’approccio è più bilanciato».

Ti aspettavi di arrivare fino in fondo ad Amici e vincere la categoria canto? E qual è stato il momento più difficile del tuo percorso nel programma?

«No, non mi aspettavo di restare così a lungo. Sono entrato il primo giorno e sono uscito l’ultimo. Il momento più difficile? Quando mi hanno sospeso le lezioni. La musica lì dentro era l’unica valvola di sfogo, e toglierla mi ha costretto a riflettere tanto. Mi avevano sospeso perché avevo fatto un po’ di cavolate. Però mi sono rialzato e alla fine il serale me lo sono goduto di più».

Nel 2020 ti avevamo intervistato durante il lockdown per l’uscita di “Conto su di te” (qui la nostra precedente chiacchierata). Già allora dicevi che non avevi l’ossessione di piacere a tutti. Credo che questa coerenza abbia caratterizzato il tuo percorso anche ad Amici, sei d’accordo?

«Sì, è stata dura all’inizio perché non ero abituato a essere microfonato, oltre che ripreso sempre. Ho dovuto accettare che o mi lasciavo andare e vivevo l’esperienza come se fossi a casa, oppure impazzivo. Ho scelto la prima opzione, quella più vera. Non ho mai pensato di snaturarmi per piacere agli altri, anche se sono consapevole di non essere facile da capire o da gestire».

Per concludere: qual è la lezione più importante che pensi di aver imparato dalla musica fino a oggi?

«Non so se mi ha insegnato qualcosa, perché non credo che la musica debba per forza insegnare. Però mi ha fatto riflettere tanto su me stesso, su come mi relaziono agli altri e su come mi sento mentre lo faccio. E, forse, riflettere è già un grande insegnamento».

Scritto da Nico Donvito
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