Trigno: “Ragazzina? Il punto da cui ripartire” – INTERVISTA

A tu per tu con Trigno che si racconta in occasione dell’uscita del nuovo singolo “Ragazzina”. La nostra intervista al giovane vincitore della categoria canto di Amici 24
Dopo la vittoria nella categoria canto di Amici 24 e un’estate ricca di appuntamenti e prime volte, Trigno inaugura una nuova fase del suo percorso con il singolo “Ragazzina”, disponibile per Warner Music Italy dal 17 ottobre su tutte le piattaforme digitali e in radio. Un brano intenso e viscerale, in cui il cantautore mette a fuoco un’identità sempre più nitida e personale, tra pop cantautorale, immagini cinematografiche e riflessioni generazionali.
Dopo l’Ep “A un passo da me“, “Ragazzina” è il primo tassello di un nuovo progetto, un brano che ascolteremo presto anche dal vivo nei due i concerti già sold out, in scena a Milano (20 novembre) e Roma (26 novembre). Lo abbiamo incontrato per parlare di musica, identità, libertà e nuove partenze.
Trigno racconta il nuovo singolo “Ragazzina”, l’intervista
Prima di addentrarci nei meandri del tuo nuovo brano, romperei il ghiaccio con un riassunto delle puntate precedenti: ci eravamo visti subito dopo Amici per la presentazione del tuo Ep. Com’è andata l’estate e il ritorno alla “normalità”?
«È stato bello, tutto nuovo. Ritornare alla vita è stato difficile a tratti, perché mi aspettavo di tutto da questo periodo… ed è arrivato di tutto. E di questo sono contento, era qualcosa che avevo visualizzato, sognato, e pian piano sto realizzando con la dovuta calma. Anche se in realtà quest’estate è passata tutto molto velocemente, tra mille impegni. Ora però mi sento più tranquillo, consapevole e contento dell’affetto che mi è arrivato… e speranzoso per quello che verrà».
“Ragazzina” è il frutto di questa evoluzione, maturata anche con l’esperienza dei live e di Amici. Quali riflessioni hanno ispirato la nascita del brano?
«Sicuramente un periodo in cui mi sono sentito meno libero. Ho voluto scrivere qualcosa che parlasse di ribellione alla vita, del bisogno di prendersi il proprio spazio nel mondo. Una sensazione che, secondo me, prima o poi capita a tutti».
È uno di quei pezzi nati di getto e poi rifiniti, oppure ha richiesto più tempo del solito?
«È arrivato molto di getto. È uno degli ultimi brani che ho scritto. Dopo Amici ho avuto tanti impegni e poco tempo in studio. Durante l’estate annotavo idee, strofe, concetti mentre viaggiavo in giro per l’Italia. Poi a settembre, appena mi sono fermato e sono tornato in sala, è uscito fuori così. La lavorazione vera c’è stata più a livello musicale che testuale, perché le parole sono rimaste quelle».
Il testo sembra molto cinematografico. Avevi delle immagini precise in mente mentre lo scrivevi?
«Sì, diciamo che l’idea era quella di usare immagini forti, quotidiane, per rendere la storia più concreta. Il brano al primo ascolto può sembrare una canzone d’amore, ma è anche un racconto di ribellione. Mi sono ispirato a esperienze personali e a quelle di amici. Anche per il videoclip abbiamo preso ispirazione dal film “Requiem for a Dream“».
Hai raccontato che ti sei sentito dire spesso “non fare la ragazzina” come se il significato fosse dispregiativo. C’era il desiderio di ribaltare questo concetto?
«Certo. Ogni cosa che scrivo, anche quando parlo di altri, è personale. In questo brano volevo raccontare una figura che urla la sua voglia di libertà. Non è un pezzo solo per le ragazze, ma anche per i ragazzi. È una ricerca di sé che tocca tutti, prima o poi».
La “ragazzina” del titolo, quindi, è una figura reale o simbolica? Come la descriveresti?
«È simbolica, ma ispirata anche a persone reali. È una ragazza che lotta per esprimersi, per liberarsi dal proprio passato, per trovare il suo posto nel mondo».
Tra le righe il brano parla anche del difficile rapporto con sé stessi. È questo che speri arrivi al pubblico? O ci sono altri messaggi che vuoi comunicare?
«Sì, questo è sicuramente uno dei messaggi principali. È un tema ricorrente nei miei brani: la ricerca di sé, la libertà personale, le preoccupazioni per il futuro… sono i miei “scheletri nell’armadio”. E quando scrivo, li affronto».
Durante la nostra precedente chiacchierata si parlava del tuo modo di “trignizzare” le cover. Con “Ragazzina” pensi di aver messo a fuoco quello che sei oggi?
«Allora, io per indole tendo sempre a cercare il lato negativo delle cose, quindi non ti dirò mai che sono soddisfatto al 100% di una canzone. Ma sì, credo che questo brano sia una bella fotografia. È un buon punto da cui ripartire dopo l’esperienza di Amici».
È passato un anno dall’inizio della tua avventura nel talent. Ora che hai avuto tempo per riflettere, c’è qualcosa che faresti diversamente? E cosa hai capito che ti è servito davvero?
«La cosa che ho notato venendo qui oggi è che ero agitato per tutte le interviste… e mi sono ricordato che quando ero appena uscito da Amici ero molto più tranquillo. Quell’ambiente ti abitua alla telecamera, ti allena a dosare le parole. Mi ha dato una grande mano. E poi mi ha insegnato cosa significa sbagliare e rimediare: ho fatto degli errori, li ho pagati, ma ne ho imparato tanto. Per il resto, no… rifarei tutto uguale, ma non per spocchia, semplicemente perchè è dagli errori che si impara qualcosa».
Sanremo: è un tuo obiettivo a medio termine?
«Io sono molto concreto e cerco di pensare alle cose che stanno succedendo adesso: il singolo, i live. Ma certo, Sanremo è un sogno che ho da sempre. E sognare, per fortuna, non costa nulla».
A novembre ti attendono due appuntamenti importanti, già sold out: Milano e Roma. Cosa ti aspetti e cosa può aspettarsi chi ti verrà a sentire?
«Mi aspetto che il pubblico canti tutte le canzoni! Desidero che ogni brano venga cantato dall’inizio alla fine. E loro, beh… loro possono aspettarsi un nuovo me, con una nuova formula, anche sul palco. Non mi avevano mai visto accompagnato da altri musicisti, sarà una bella sorpresa».
Per concludere, dopo l’Ep “A un passo da me”, “Ragazzina” apre un nuovo capitolo del tuo percorso. In che direzione sta andando la tua musica?
«“Ragazzina” è sicuramente un bel punto di partenza. Musicalmente è una zona di comfort, ma non vuol dire che resterò lì. Mi piace sperimentare, muovermi. Vorrei orientarmi su un pop cantautorale, con sonorità più suonate, organiche, magari anche rock. Sto ancora capendo cosa mi rappresenta di più. Ho cominciato scrivendo rap a 13 anni, e mio padre mi ha trasmesso ascolti che mi hanno formato. Il mio è un percorso in continua evoluzione».