Recensione del nuovo sorprendente album d’inediti del giovane ma profondo Ultimo
Manifesto e bandiera del progetto è quella Il ballo delle incertezze che dal palco del teatro Ariston ha preso il volo chiedendosi “se c’è un senso a tutto questo” viaggiando tra intimità e potenza d’espressione, tra pop e rap, tra il pianoforte dell’apertura intima e sussurrata e la batteria del secondo inciso in cui esce allo scoperto l’energia. Un ragazzo di appena 22 anni si guarda dentro e trovando nei sogni la ricetta per “stare in pace con te stesso e col mondo” scopre il segreto della vita.
È in questi territori che Niccolò Moriconi si concentra maggiormente dando il meglio di sé stesso mettendo in campo profondità e arrangiamenti minimali. Dalla dedica d’amore infinita ma concreta di La stella più fragile dell’universo, tutta cantata su piano ed archi per raccontare l’amore come “l’unico appiglio in un mondo di mostri”, si passa alla struggente Vorrei soltanto amarti in cui si fanno largo i rammarichi che prendono corpo con la crescente dinamica vocale.
In Peter Pan c’è lo spazio giusto per un linguaggio maturo, cantautorale e adulto con cui Niccolò può confrontarsi per raccontare sé stesso, il suo vissuto e il suo vivere. Se c’è la poesia dei grandi cantautori di un tempo, Fossati e De Gregori si vedono chiaramente nella struggente partenza di Buon viaggio, c’è anche l’occasione giusta per cercare il più giusto brano leggero per la rotazione radiofonica estiva che potrebbe apprezzare Dove finisce il mare, più matura e compiuta delle “fanciullesche” Poesia senza veli, cantata con un coro si bambini, e l’originale Il vaso, unico brano ad essere stato scritto a 15 anni e che, in effetti, risulta essere la traccia più acerba del lavoro.
Nel lungo ed intenso viaggio proposto dalle 16 tracce dell’album c’è spazio sia per la riflessione interiore, avvolti dal crescente desiderio di scoprirsi davvero “per sentirmi vivo e non è semplice” come si racconta nella più lucente perla di Ti dedico il silenzio, che per la stravaganza di Domenica, in cui la dinamica melodica si fa spensierata portando con sé anche il cantato che con maturità racconta la consapevolezza di vivere già al di là dell’esistente presente, ben diverso dal prossimo futuro. Lo schema compositivo di Cascare nei tuoi occhi si riflette anche in Le stesse cose che facevo con te in cui Ultimo vive il presente con “lei” mentre pensa al passato con “te”.
Peter Pan è un album che di Ultimo è in grado di restituire un’immagine e una visione sufficientemente completa e definita. C’è spazio per l’area più spensierata e leggera come anche per quella più profonda, matura ed evocativa che ricorda l’interpretazione e lo stile di scrittura del Tiziano Ferro più cupo. Ad essere sommariamente oscurata è quell’intenzione pop-rap che più prepotentemente ed efficacemente era stata messa in luce nel primo lavoro discografico dove usciva più chiaramente la rabbia ed il cantato dinamicamente vario che poneva la musica di Ultimo come un linguaggio sufficientemente nuovo ed interessante. Meno efficace risulta, a tal proposito, l’effetto più appiattito verso la dimensione pop di questo secondo lavoro che in diversi frangenti pare aver perso proprio quel brio di novità e originalità. Ultimo, però, conserva dentro di sé la sua caratteristica di maggior forza: una capacità autorale importante ed impostata al racconto della vita e dell’interiore che, se ben coltivata, potranno certamente permettere ottime cose.
MIGLIORI TRACCE: Il ballo delle incertezze / Peter Pan – Vuoi ballare con me? / Ti dedico il silenzio
VOTO COMPLESSIVO: 7/10
Ilario Luisetto
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