Viaggio quotidiano nella colonna sonora della nostra memoria, tra melodie sospese nel tempo pronte a farci emozionare ancora. Oggi parliamo di “Un giorno disumano” di Gianna Nannini
La musica è la nostra macchina del tempo: basta una nota, un ritornello, ed eccoci di nuovo lì, in una stagione vicina o lontana, in un’auto con i finestrini abbassati o nella cameretta della nostra infanzia. “Te la ricordi questa?” è il nostro appuntamento quotidiano per riavvolgere il nastro delle emozioni, proprio come si faceva una volta con una semplice penna e una musicassetta. Oggi l’orologio del tempo ci riporta al 1998 con “Un giorno disumano” di Gianna Nannini.
Ogni giorno, alle 13:00, vi accompagneremo in un viaggio musicale alla riscoperta di queste gemme nascoste: canzoni che hanno detto tanto e che hanno ancora tanto da dire, pronte a sbloccare ricordi, evocare immagini, restituirci pezzi di passato con la potenza che solo la musica sa avere. Brani che forse oggi non passano più in radio, pezzi di artisti affermati lasciati in un angolo, o successi di nomi che il tempo ha sbiadito ma che, appena tornano nelle nostre orecchie, sanno ancora farci vibrare. Perché la musica non invecchia, si nasconde soltanto tra le pieghe del tempo, aspettando il momento giusto per colpire nel segno e farci esclamare sorpresi un: “Te la ricordi questa?”.
Ti sblocco un ricordo: “Un giorno disumano” di Gianna Nannini
Siamo nel 1998, Gianna Nannini pubblica l’album “Cuore” e tra le tracce in scaletta spicca “Un giorno disumano”, brano d’apertura che forse non è stato valorizzato come avrebbe meritato, sia nell’immediato che nel corso del tempo.
La canzone racconta di un amore vissuto come una dipendenza. Trovarsi costretti a dire addio alla persona amata è sicuramente da considerarsi uno sforzo disumano, qualcosa di così intenso e doloroso che non si può esprimere.
“Un giorno disumano” si mostra come una confessione senza filtri, il testo è una cascata di immagini crude e liriche, spirituali e carnali al tempo stesso. Non c’è solitudine più feroce di quella che resta quando l’altro se ne va, una mancanza che riempie ogni spazio.
La voce graffiata di Gianna Nannini, sembra voler raffigurare questa ferita aperta, trascinando con sé tutto il carico di dolore e lucida consapevolezza. In fondo, amare vuol dire anche sporcarsi, perdersi, sacrificarsi.
Il testo di “Un giorno disumano” di Gianna Nannini
Ora che te ne vai e mi lasci sempre meno sola ora che non ci sei sarà un’altra musica un’altra verità per chi vivrà per chi verrà vedrà vedrai vivrà E ora che te ne vai ho smesso di fumare e non ho più rancore per tutte quelle cose che avrei voluto dire Da principio era la neve non è stata colpa mia siamo andati in culo al mondo ma ci sei finito dentro e ci son venuta anch’io che mi son venduta a Dio per non esserti lontano in un giorno disumano. Ora che te ne vai ora che te ne vai senza farti una ragione vera è civile incomprensione ok questa è la musica e forse in qualche nota resterà qualcosa che per ora se ne va Ora che te ne vai non fai più rumore non fai nessun dolore non c’è nessuna grazia è un ago dritto al cuore Da principio era la neve non è stata colpa mia siamo andati in culo al mondo ma ci sei finito dentro e ci son venuta anch’io che mi son venduta a Dio per non esserti lontano in un giorno disumano. Da principio era la neve e per noi ho deciso io che mi son sentita Dio per amarti da lontano in un giorno disumano E’ ora che te ne vai è ora che te ne vai e ti lascio in quelle notti al buio ad aspettare con le ginocchia in bocca in quel silenzio ingordo finchè non avrai toccato il fondo è un valzer sottovoce e tornerà la luce E ci sono venuta anch’io che mi sono venduta a Dio per non esserti lontano in un giorno disumano Da principio era la neve non è stata colpa mia siamo andati in culo al mondo ma ci sei finito dentro e per noi ho deciso io che ho voluto questo addio e ti amo da lontano in un giorno disumano.