Valerio Scanu festeggia “Dieci” anni con musica d’autore pop – RECENSIONE
Recensione del nuovo album d’inediti del cantante sardo
Dieci anni sembrano tanti se rivissuti intensamente per mezzo di storie, momenti e soprattutto canzoni che in qualche modo sono entrate a far parte del vissuto collettivo. Forse non in quello di tutti, perchè oggigiorno il mercato così liquido, sparpagliato ed eccessivamente denso non permette più la giusta attenzione per ogni singolo artista e canzone, ma sicuramente di molti. Ed il modo migliore per celebrare un percorso tanto lungo e, in certi momenti, anche sofferto è quello di rendergli onore nel miglior modo possibile: con nuove canzoni ed emozioni da raccontare e condividere con coloro i quali hanno scelto di accompagnare il percorso intrapreso fin dall’inizio. Ed è così che Valerio Scanu ha pensato e concepito Dieci, l’album d’inediti arrivato il 5 ottobre 2018 a dieci anni esatti dal suo ingresso nella scuola di Amici di Maria de Filippi e, di conseguenza, nel mercato discografico italiano.

Più tipicamente pop-amoroso è la ripartenza su Inciampando dentro un’anima che riporta Scanu a ricantare musica e parole di Pierdavide Carone con cui vinse il Festival di Sanremo nel 2010 con la famosa ‘Per tutte le volte che…’. Questa volta mancano luoghi acquatici in cui far l’amore ma il tutto si concentra su di una dimensione più astratta in cui, però, ci si interroga come si riesca sempre a cadere nella trappola dell’amore che poi, puntualmente, si esaurisce lasciando il dolore. Ad una ricetta ben collaudata testualmente, che non lascia per nulla emergere l’impronta del proprio autore, si coniuga una buona soluzione d’arrangiamento che con maestria coniuga orchestrazione a dei suoni più moderni ed attuali che poi si ritrovano in larghi episodi dell’album a partire dal singolo Capovolgo il mondo che d’estate ha proposto una soluzione lontana dal reggae pur riuscendo a funzionare con un funzionale up-tempo leggero.
Sulla scia della leggerezza e dell’up-tempo pop s’inserisce anche Affrontiamoci, a cui collabora anche Davide Papasidero nella scrittura e dove si sottolinea come “molta gente mi ha guardato solo dall’esterno”, e Infrangibile, che a dire la verità sperimenta le atmosfere di una dark-ballad sfruttando gli sintetizzatori puntando a dimenticarsi all’istante.

Concludono la bella Paradiso e inferno, in cui la firma di Saverio Grandi esce prepotentemente trovando nell’ugola di Scanu il mezzo perfetto per esprimere anche vocalmente il senso di un brano dedicato alla sublimazione dell’amore anche quotidiano, Un po’ di tempo, che per mezzo di Maiello ridona a Valerio la possibilità di viaggiare nuovamente all’interno del gospel/soul che da sempre ha dimostrato di amare particolarmente riuscendo, comunque, a dare prove più riuscite di questa in cui il pop è fin troppo all’agguato, e L’ultimo spettacolo, che si adatta perfettamente per la conclusione non solo di un album ma anche per trarre davvero le somme di un discorso lungo 10 anni quasi come “un miracolo d’amore”.
Quello di Dieci è un viaggio fatto di storie ma soprattutto di una storia, quella di Valerio che non a caso ha scelto di farsi raccontare per come gli altri lo vedono, lo hanno visto e si augurano di vederlo in futuro. Un racconto che ha come focus l’amore, certo, ma non solo perchè tra i versi si nascondono storie di vita che la voce calda del cantante sardo sa riempire di esperienza concreta e personale. E’ un disco da interpretare per capire chi è Valerio ma è anche un disco da ascoltare semplicemente riuscendo ad immaginarsi, per una volta, soggetti di questi brani e di queste storie.
MIGLIORI TRACCE: Ed io – Inferno e paradiso – Inciampando dentro un’anima
VOTO COMPLESSIVO: 7.7/10
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