Disponibile da venerdì 7 maggio il nuovo album del cantautore emiliano, scopriamone insieme i dettagli
Tempo di nuova musica per Vasco Brondi, in uscita con il suo primo disco di inediti a qualche anno di distanza dalla chiusura del progetto de Le luci della centrale elettrica. “Paesaggio dopo la battaglia” è il titolo dell’album, autoprodotto da CaraCatastrofe e distribuito da Sony Music, disponibile da venerdì 7 maggio. In scaletta dieci canzoni scritte e prodotte tra Ferrara, Milano e New York. La produzione sonora è dello stesso cantautore emiliano coadiuvato da Taketo Gohara e Federico Dragogna.
«”Siamo qui per mostrarci e non per nasconderci” è il mantra che mi ha accompagnato durante la lavorazione del disco. – racconta l’artista in conferenza stampa – Un lavoro impreziosito da un libro che racconta la nascita delle canzoni, un diario che racconta questo viaggio. Non forzo mai il processo di scrittura: aspetto che diventi una necessità. Per questo ho atteso quattro anni. Un tempo inevitabile per me, nonostante sia fuori tempo, fuori moda e fuori dalle attuali logiche di mercato».
Una visione musicale chiara e decisa: «Negli ultimi anni ho utilizzato la musica come strumento di conoscenza di me stesso. Sono molto convinto che la scrittura sia un grande anticorpo, lo avverto soprattutto in un momento come questo. L’arte rafforza il sistema immunitario, almeno quello dell’anima. Per cui diventa fondamentale concepire la musica anche in maniera verticale, per non sottovalutare il mistero che c’è all’interno delle canzoni, un meccanismo che non si riesce a tradurre razionalmente».
«L’impressione è che negli ultimi anni l’ambiente musicale sia diventato un punto orizzontale. Ci sono molti artisti desiderosi di espandere il proprio pubblico in maniera anche morbosa, per suonare in posti sempre più grandi. Questo tipo di ambizione espansionistica francamente non mi è mai appartenuta». Un album che sottolinea la sensibilità e la trasparenza di Vasco Brondi, canzone dopo canzone, con la trasparenza di chi un narratore preciso e puntuale.
“Paesaggio dopo la battaglia“ non è un disco di rottura, ma un lavoro che ristabilisce la quiete dopo la tempesta, come racconta lo stesso artista: «Quando ho chiuso il progetto de Le luci della centrale elettrica, sentivo come se un cerchio si fosse chiuso. Questo cambio di nome, probabilmente, non ha mutato l’essenza delle cose, forse è cambiato l’approccio, ma da parte mia non c’è e non ci sarà mai alcuna voglia di stupire, bensì il desiderio di seguire e raccontare quello che sento».
© foto di Max Cardelli
Nico Donvito
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