venerdì 22 Novembre 2024

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Vincenzo Incenzo: “L’augurio è che ci sia meno pornocrazia in giro” – INTERVISTA

A tu per tu con il cantautore romano, in uscita con il suo nuovo singolo intitolato “Pornocrazia”

A un anno di distanza dalla nostra ultima chiacchierata, ritroviamo con piacere Vincenzo Incenzo per parlare di “Pornocrazia”, singolo che anticipa l’uscita di “Zoo”, il suo terzo album di inediti di questa sua seconda vita cantautorale. Il brano, prodotto da Jurij Ricotti e DLewis, è accompagnato dal videoclip diretto da Luca Bizzi, che ha mescolato animazione 2D e 3D per creare atmosfere distopiche e crude.

Ciao Vincenzo, bentrovato. Partiamo da “Pornocrazia”, ci racconti com’è nato questo pezzo?

«Il brano si apre con il verso “questa non è una canzone, ma un grido che diventa opinione”, quasi come a voler prendere le distanze dalla direzione generalista che sta prendendo il mondo della canzone. Ci si espone sempre meno e ci si allontana dai temi sociali, fatta eccezione per i soliti nomi. In tal senso, “Pornocrazia” è qualcosa di diverso, un pezzo che vuole comunicare in una maniera trasversale differente, uscendo dal “canzonese” e anche da un mio modo di scrivere più lirico, per essere più urbano e diretto per cercare di raccontare al meglio lo stato delle cose».

Quali sono le situazioni e le criticità che ti danno più fastidio della nostra società e che ti hanno ispirato questo brano?

«Per me c’è veramente bisogno di ritornare alla piazza. Ci stiamo abituando ad un pensiero unico e mi indispone il fatto che non si possa dubitare o confrontarsi su certi temi. Personalmente non sono un no-vax, ma credo nel beneficio e nell’opportunità del dialogo. Al centro del mio brano c’è la corruzione che secondo me rappresenta la traduzione della parola “Pornocrazia”. Una corruzione di pensiero prima di tutto. Gli intellettuali hanno calato le braghe di fronte ai salotti televisivi, hanno preferito farsi seppellire di denaro piuttosto che mantenere integra la propria identità culturale. Mi da fastidio il fatto che certe zone apparentemente considerate libere come la rete, stiano diventando sempre più controllate. Sono ormai i prodotti a comprarci e le immagini a spiarci. Abbiamo preferito la comodità alla libertà, così andiamo avanti in questo lento declino senza colpo ferire. Ci sta bene tutto e questo lo trovo estremamente pericoloso».

Vincenzo Incenzo PORNOCRAZIA

“Pornocrazia” anticipa l’uscita del tuo nuovo progetto discografico, intitolato “Zoo”, che segue i precedenti credo del 2018 ed ego del 2020. Consideri questo periodo come una tua nuova e prolifica primavera artistica? Cosa dobbiamo aspettarci di questo nuovo album?

«L’idea era quella di accelerare un po’, perchè sono partito tardi in questo viaggio da cantautore (sorride, ndr). Quando Renato Zero mi ha proposto di realizzare il primo album, ho subito pensato di voler arrivare a tre, anche per conoscermi meglio e per dichiarare i miei intenti. Non canto come tre anni fa e non conoscevo tante tecniche di registrazione, cioè tutto è migliorato e questo lo considero già per me un grande successo. Sul nuovo album, invece, potete aspettarvi cose differenti. “Zoo” è il mio disco con più brani in scaletta ed è anche il più variegato, ho sentito l’esigenza di esplorare parecchio. C’è il mondo extrabeat, il mondo pseudo-rap, ma anche le ballad. Per quanto riguarda le tematiche, questo lavoro pesa in maniera determinante sulla dimensione sociale e politica, ma c’è una componente intimista e romantica molto consistente».

Per concludere, qual è l’augurio che ti senti di rivolgere alla nostra società all’intera umanità per un futuro migliore?

«Credo che sia fondamentale che torni al centro la persona, ho l’impressione che il focus si sia spostato su ciò che la circonda, su realtà parallele che gli camminano accanto. Questo per me è un errore clamoroso, perchè quando la persona torna al centro della propria vita torna a sollevare delle domande, ad interrogare la coscienza e ad autoregolamentarsi, se dover seguire sempre un comportamento indotto dall’esterno. L’augurio è che ci sia meno pornocrazia in giro e che ci sia meno disinteresse».

© foto di Zalocco

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.