giovedì 12 Dicembre 2024

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Vincenzo Mollica e le sue “Tre canzonacce leggere come frescacce” che raccontano la vita

Il noto giornalista Vincenzo Mollica dedica all’amico fumettista Andrea Pazienza “Tre canzonacce leggere come frescacce”

Vincenzo Mollica, giornalista, storico volto della televisione italiana, nonché portatore sano di ironia e poesia, ha da poco dato vita a un progetto musicale che non manca di sorprendenti sfumature. Si intitola “Tre canzonacce leggere come frescacce e raccoglie tre brani originali scritti dallo stesso Mollica. Lungi dal voler essere un’opera seriosa o drammatica, questo lavoro si presenta come una sorta di manifesto di leggerezza, spensieratezza e gioia di vivere. Vincenzo Mollica Tre canzonacce leggere come frescacce

Il titolo stesso è un chiaro indizio del tono che pervade l’intero lavoro: testi che si possono canticchiare senza troppa concentrazione, leggeri e senza pretese, ma al contempo pieni di umanità e semplicità. Vincenzo Mollica ha sempre avuto una capacità unica di raccontare la vita con un sorriso, un pizzico di malinconia e una dose di poesia, ed è proprio con questo spirito che ha concepito queste “canzonacce”.

I testi sono stati affidati alle voci di Francesco Morettini e Nartico, che hanno dato nuova vita alle parole di Mollica con la loro interpretazione. Ma non è tutto: anche la musica porta la firma di Francesco Morettini e Nartico, con la collaborazione di Luca Angelosanti, che si sono occupati degli arrangiamenti e delle composizioni. La produzione del disco è di Vittorio Ciarrocchi, il quale ha avuto un ruolo fondamentale nel far sì che questi brani, che Mollica aveva scritto anni fa, venissero finalmente pubblicati.

“Tre canzonacce” in tributo ad Andrea Pazienza

Vincenzo Mollica, durante la presentazione del disco, ha spiegato che questi testi sono stati “conservati” per ben sette anni, un periodo durante il quale la sua musica ha dovuto attendere il momento giusto per emergere. “Sono canzonacce leggere, scacciapensieri che si possono canticchiare anche sovrappensiero”, ha dichiarato il giornalista, dando l’idea di una musica che vuole farsi ascoltare senza pretese, ma che sa arrivare al cuore delle persone con una dolcezza disarmante. Vincenzo Mollica Tre canzonacce leggere come frescacce

Le canzoni sono un inno alla vita e all’amicizia, come racconta lo stesso Mollica, che ha voluto dedicare il disco a un grande amico, l’artista Andrea Pazienza. Il legame tra i due è stato speciale, come Vincenzo racconta: “Un’amicizia fatta di poesia, allegria e la giusta malinconia”, sottolineando come la figura di Pazienza, artista dalla travolgente ironia e genialità, abbia avuto un’influenza profonda sulla sua vita. Il giornalista immagina che, in qualche modo, il suo nuovo lavoro sia un regalo che Pazienza avrebbe voluto fargli, una fusione tra i personaggi che più amava: Charlie Chaplin e Totò.

Andrea Pazienza, grande artista e amico di Vincenzo Mollica, non è solo presente attraverso il ricordo, ma anche attraverso le illustrazioni in copertina. I due ritratti di Mollica, disegnati proprio da Pazienza, catturano la sua affettuosa e dissacrante ironia. Nella dedica affettuosa che appare sul disco, “A quel fetacchione di Vincenzo”, c’è tutto l’amore e l’ironia di un’amicizia che non si è mai interrotta, nonostante la morte prematura di Pazienza. Per il giornalista, Andrea è ancora “da qualche parte che sta disegnando”, un concetto che è stato esplorato anche nella presentazione del disco, dove il giornalista ha raccontato che Pazienza lo accompagna ancora, attraverso quella risata che era una delle sue caratteristiche distintive.

Il concetto di leggerezza che pervade il disco non è solo un’operazione di stile. Queste “canzonacce”, che Vincenzo Mollica definisce “popolari”, raccontano la vita di tutti i giorni, quella fatta di piccole gioie e piccole fatiche, sempre con uno spirito di disincanto e ironia. È un disco che celebra l’amore, l’amicizia e la vita che vale la pena di essere vissuta, in un mondo che troppo spesso tende a dimenticare il valore delle cose semplici.

I brani dell’album, con il loro mix di dialetto romaneccio e qualche fischio scanzonato, sono un omaggio alla tradizione popolare, ma anche un’interpretazione originale di come la musica possa essere un mezzo per evadere, sorridere e, perché no, riflettere. “Tre canzonacce leggere come frescacce è un lavoro che seppur con goliardia riesce a toccare le corde giuste, per far sorridere e a restituire un po’ di quella leggerezza che, troppo spesso, dimentichiamo.

 

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Vincenzo Mollica, i testi di “Tre canzonacce leggere come frescacce”

Na parola sola

Torno a casa, lento la luna sta a canta’
me risveglia un sentimento che me fa balla’
nelle tasche nun c’ho niente anzi più meno di niente
mi giro mi rigiro e poi tiro a campa’

Torno a casa, brillo senza fa uno strillo
con l’allegria di un grillo nun smetto de parlà
viaggio senza pretese verso la fine del mese
quando tutti i guai se mettono a suona’

Torno a casa e sento il peso del firmamento
la luce delle stelle che nun me vo parla’
e tra loro ci sei tu nascosta lassù
col tuo bel pompiere di Viggiù

Torno a casa e cerco parole pe campa’
non certo i paroloni di chi ce sta a cojona’
solo parole belle
che parlano con le stelle
come libertà che mai ci basterà

Dipingerò coi fiori

Me dice che stai a fa
je dico lassa fa
stanotte er sentimento vo cantà
nun serve letto nun serve Dio
ma solo er core Amore mio
e un bacio bello come un”Alleluia

Me dice nun guardà
je dico famme toccà
stanotte la bellezza vo ballà
nun serve notte nun servo io
ma solo un valzer Amore mio
bello e lento come un Alleluia

Me dice ma ndo vai
je dico mo vedrai
stanotte un quadro
grande diventerai
dipingerò coi fiori
la tua bocca i tuoi occhi i tuoi colori
Belli e intensi come un Alleluia

Una notte senza dire addio
se prese pure er gatto mio
e se ne andò senza un rumore senza un fruscio
chissà dov’è andata
su quale mare s’è sdraiata
chissà se canta ancora Alleluja

Quattro parole

Quattro parole me fanno campà
e quattro le note non posso scordà
se un sentimento si mette a ballà
troverai amore e pietà
e un core che vole cantà

Vole cantà
stammi a senti adesso Amore mjo
Pater Ave e Gloria nun l’ho scritto io
l’amore per me non è via col vent
non dura neanche un momento

E allora tu fammi contento
nel firmamento
nun me serve la luna nel pozzo
ma la musica vera

E pensare che un giorno o l’altro
qui ci sarà luce
e sta Chitarra tu falla sona

Devi ascoltalla tu nun te ne andati farò ride come Totò e Charlot
E ogni giorno ti dirò di sì perché l’amore si fa così…

Quattro parole me fanno campa:
vita poesia passione onestà
e quattro note non devo scorda:
Do re mi fa di me quello che vuoi
e l’amore resterà tra noi
solo con noi

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.